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Gianni Minà racconta Cuba 8 documentari a 50 anni dalla morte di Che Guevara

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Gianni Minà presente. Nel 50* anniversario della morte di Ernesto Che Guevara, il 9 ottobre 1957, il giornalista e scrittore, grande conoscitore dell’America Latina, ha portato al Cinema Lumiere di Bologna 8 suoi documentari dedicati all’epopea cubana. Lavori frutto di una ricerca sul campo, di una conoscenza diretta e appassionata di persone e luoghi. Si va da Un Giorno con Fidel, che raccoglie parte di un’intervista di 16 ore che Fidel Castro gli concesse nel 1987, fino all’ultima intervista del leader cubano nel 2015, un anno prima della morte. Nel documentario Fidel racconta il Che per la prima volta Castro parla dell’amicizia con il Che. In viaggio con Che Guevara si va dietro alle quinte di I diari della motocicletta, il film di Waler Salles prodotto da Robert Redford che racconta il viaggio di formazione del giovane Che nel Sudamerica. Papa Francesco, Cuba e Fidel è il racconto della storica visita di papa Bergoglio a Cuba nel 2016.

Gianni Minà ha presentato personalmente tutti i suoi lavori, che oggi costituiscono un archivio di storia moderna unico al mondo.

Che cosa hai provato a rivedere tutti i tuoi documentari?
Una grande allegria perché avevo 50 anni di meno, ma anche una certa malinconia a vedere come il giornalismo decade e come non si riesce a frenare la sua discesa.

Qual è il ricordo più vivo delle interviste a Fidel Castro?
Le tante risposte a cui credevo non rispondesse e i democratici dirigenti europei che invece tacevano e sceglievano di non fare. Sembrava quasi una sfida personale. Tra l’altro anche il tempo credo abbia detto che non aveva tutti i torti. IL comunismo è fallito, il capitalismo pure, Cuba è ancora lì. Tutti i ragionamenti e le analisi che abbiamo fatto su Fidel e la sua rivoluzione vanno rivisti, se abbiamo onestà intellettuale.

Durante le interviste a Castro ci sono stati momenti difficili?
Ci sono stati scontri duri, certo difficili per l’intervistatore, in particolare sui diritti umani. Sono orgoglioso perché quelle domande non gliene aveva fatte nessuno e sono orgoglioso anche perché come aveva promesso ha risposte a tutte le domande.

Che domanda faresti  oggi a Fidel Castro?
Ne è valsa la pena?

Cosa direbbe oggi di Trump?
Riderebbe, perché Trump è troppo. La storia poi è cattiva, alla fine con l’avvento di Trump abbiamo saputo che il paese numero uno al mondo può anche presentare un presidente che ci fa sghignazzare, quando non ci fa paura.

E’ tornato di recente a Cuba?
No, sono un paio d’anni che non vado.

Ha in programma di tornare?
Compirò 80 anni tra sei mesi ed è arrivato il giorno in cui devo dirmi che quello che volevo fare l’ho fatto, il giornalista come mi hanno insegnato i miei maestri l’ho fatto. Forse è il caso che mi faccia da parte e che lasci l’entrata a qualcun altro. Io sono pronto, gli dico tutti i miei segreti.


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