Se ci fosse la libertà di stampa in Egitto oggi, gli assassini che hanno torturato e ammazzato Giulio Regeni non sarebbero liberi e sconosciuti; questo è un dato di fatto, non un’ipotesi immaginaria. Per questo non sorprende che il dittatore Al Sisi abbia usato e stia ancora usando ogni tipo di arma e di minaccia per zittire i giornalisti egiziani, spingendoli a diventare “soldati” del suo esercito, a seguire i suoi ordini senza discutere e con obbedienza assoluta.
La verità, non solo per Giulio Regeni ma per tutti gli egiziani, è diventata sotto il regime di Al Sisi, un crimine, un atto di terrorismo, un tradimento della patria. Così sono stati accusati i giornalisti che hanno insistito a fare il proprio mestiere con onestà e professionalità e, come previsto, hanno pagato caro il prezzo della loro libertà di coscienza.
Gli ultimi rapporti internazionali confermano l’ “atteggiamento” ostile del regime verso la libertà di espressione. Fino ad oggi, sono più di 400 i siti di informazione giornalistica oscurati senza alcuna giustificazione; sono più di 64 i giornalisti in carcere (da 2 fino a 4 anni), molti dei quali senza nemmeno un capo d’accusa. A molti è impedita la visita dei familiari e, se malati, non viene garantita nessuna assistenza medica, come nel caso del fotografo Shucan Hesham Gafaar. Così è diventato l’Egitto all’epoca di Al Sisi: il paese con il più alto numero di giornalisti arrestati, dopo la Cina. In testa alla classifica per la repressione della libertà di stampa.
Accanto a queste aggressioni dirette e feroci del regime, ci sono anche altre forme di repressione, come il divieto di esprimere qualsiasi tipo di opinione nei confronti del regime, della sua politica interna e estera, o come il licenziamento dei giornalisti critici nei confronti del regime.
Io ho la fortuna di essere un giornalista italo-egiziano… per questo sono riuscito a scappare dalla dittatura prima di essere arrestato… ma i miei colleghi sono ancora lì, soli, aspettando il vostro aiuto, il vostro sostegno e la vostra solidarietà. Ci credono! Anche io ci credo! Anche io credo che la libertà di stampa non ha confini.
Dunque… abbattiamo i muri anche tra noi giornalisti… per la libertà