“Sfruttati oggi, precari domani!”. Anche a Napoli in piazza contro l’Alternanza scuola- lavoro
“Uagliu’ e c’amma fa’?“
Le domande che escono dai finestrini delle automobili a Napoli sono sempre le stesse, ci sta poco da fare: che sia l’orario di punta a Via Marina o la mattina del primo corteo studentesco dell’anno a Piazza del Gesù, c’è sempre qualcuno che deve passare subito perché va di “pressa”.
Il corteo si è già composto, collettivi e singole scuole hanno già srotolato striscioni e bandiere: per far passare la macchina bisogna spostare lo striscione di testa, indietreggiando di qualche passo. È cosa di pochi minuti, gli studenti si spostano lasciando passare il veicolo, poi si ricompattano.
Ciò che gli studenti napoletani – e i loro coetanei, che riempiono le piazze delle altre città italiane – contestano principalmente è l’introduzione, all’interno degli ultimi tre anni di Istruzione superiore, di periodi di “formazione” obbligatoria all’interno di aziende private ed enti pubblici. Le ore da trascorrere in azienda variano dalle duecento – previste per i licei – alle quattrocento – previste, invece, per gli istituti tecnici.
“O Vaje a’ scol’ o t’ mann’ a’ faticà… Lo faccio già!” si legge su uno dei cartelli degli studenti. Per gli studenti l’Alternanza – attivata a pieno regime già lo scorso anno – ha tutti i tratti tipici dello sfruttamento in quanto sottrae tempo alle lezioni e non prevede alcuna forma di tutela. Ciò che l’Alternanza scuola-lavoro incarna è esattamente quel modello di lavoro sottopagato e precario che le aziende ricercano, legittimate da provvedimenti come il Jobs Act.
“La Spezia ce l’ha insegnato, lo studente non va sfruttato!” recita lo striscione di solidarietà esposto dal Coordinamento Studenti Autorganizzati Campani, che richiama un recente fatto di cronaca: uno studente diciassettenne rimasto schiacciato dal muletto che stava guidando durante la formazione in azienda, riportando una frattura della tibia.
Altro punto cruciale della contestazione è la scelta del Ministero della Pubblica Istruzione di siglare accordi per l’Alternanza con alcune multinazionali, come McDonald’s e Zara, note per le basse garanzie e l’alto livello di sfruttamento dei lavoratori. Ed è proprio davanti alla sede del McDonald’s di Piazza Municipio che gli studenti mettono in atto un’ azione dimostrativa: imbrattano con scritte e manifesti – rappresentanti la ministra Fedeli – l’ingresso della paninoteca e le vetrate esterne della sede di Intesa SanPaolo, altro partner individuato dal Miur.
“Siamo qui, davanti alla sede del McDonald’s che come sappiamo bene l’anno scorso ha firmato un accordo con il Miur: un sacco di ragazzi, in giro per l’Italia, sono stati mandati a lavorarci. Questo non è il nostro modello di scuola, noi vogliamo studiare, non vogliamo lavorare! A quindici anni non ci possono mandare, sfruttati, a lavorare da McDonals’s. Oggi, siamo in piazza per contestare – con la rabbia che ci portiamo appresso – chi ci vede come manovalanza per i propri interessi!”.
Il corteo continua a snodarsi per il centro della città: negli interventi dei collettivi si susseguono temi di carattere generale, oltre a quelli più strettamente legati alla scuola. Dal G7 dei Ministri degli Interni che si svolgerà a Ischia, al controverso Decreto Minniti che impone “centri città vetrina”, fino a quando – dal liceo Villari di Piazza Carlo III – arriva la notizia di una tentata aggressione di stampo fascista ai danni di alcuni studenti.
Dal camioncino alla testa del corteo parte una canzone dei 99 Posse, interrotta da un concitato intervento “È da poco arrivata la notizia che dei membri di Casapound hanno minacciato alcuni studenti davanti al Liceo Villari. Questo ennesimo tentativo di intimidazione fascista non può passare. Dobbiamo continuare il corteo, perché se siamo oggi in piazza è anche per ribadire che Napoli è antifascista!”.