Catania. Cosa significa chiudere una scuola a San Cristoforo
“I Carabinieri della Compagnia di Catania Piazza Dante hanno denunciato un quarantaseienne di Tremestieri Etneo, per detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. L’uomo è stato sorpreso dai militari in Via Cordai mentre vendeva cocaina ad alcuni clienti. La droga, alcuni grammi di cocaina suddivisa in dosi, è stata sequestrata”.
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Burocratico e freddo arriva il comunicato dei Carabinieri in redazione. Ma a noi che in quella strada e nel quartiere ci viviamo da trent’anni quelle parole ci fanno un certo effetto. Subito ci viene in mente quando via Cordai era popolata dai tanti ragazzini e ragazzine che frequentavano la storica scuola Andrea Doria, chiusa circa dieci anni fa per la stupidità e l’ottusità delle istituzioni statali e locali.
Ogni mattina era bello quell’allegro vocio di bambini, il richiamo di mamme e insegnanti. “Attentu comu attravessi!” oppure “Non ti vagnari i peri! Stu puttusu u Comuni u lassau accussì!“. Oggi la scuola non c’è più ma solo un edificio abbandonato al degrado e monnezza. Ma questa è, amaramente, la “normalità”.
La scuola era un presidio stabile per formare e insegnare ai bambini come diventare cittadini e cittadine. Molte volte ci riusciva con l’appoggio di quelle coraggiose donne madri. Adesso a San Cristoforo ogni quattro adolescenti, due non vanno a scuola e non lavorano. Allora cosa fanno? Scorrazzano in motorino o in bici, mentre le ragazze in casa badano ai fratellini o fanno le “casalinghe”. Tanti altri invece cadono nella rete di chi li usa per lo spaccio nelle piazze e per le vie del quartiere. In gran parte sono adolescenti: vittime dell’assenza istituzionale, vittime dei clan mafiosi… Continua su isiciliani