Tra le tante piste aperte nel caso di Daphne Galizia, la giornalista uccisa a Malta, una delle più credibili riguarda il contrabbando di carburante tra Libia e Italia, quello al centro dell’inchiesta “Dirty Oil” della procura di Catania. A Rainews24 la reporter americana Ann Marlowe, la prima a parlare dell’argomento già nel 2015 con l’inchiesta “Why does EU tolerate Libya’s smuggler kingpin as migrants drown”, asserisce citando proprie fonti in Libia che l’esplosivo utilizzato, il Semtex, è giunto dalla zona di Zwara. “Ho saputo dalle mie fonti libiche che il Semtex, l’esplosivo che ha ucciso Daphne Caruana Galizia è giunto dal porto di Zwara, dove c’è il quartier generale di Fahmi Salim [Bin Khalifa, “re del contrabbando di petrolio libico” ndr.] e diverse mafie del contrabbando di carburante che lavorano in stretto contatto con Malta e con l’Italia”, afferma Marlowe. Il Semtex, ricorda la giornalista, rappresenta una sorta di firma del terrorismo libico: è quello degli attentati degli anni 80 e 90, lo stesso usato sui cieli di Lockerbie.
In uno speciale in onda stasera alle 20.30 e pubblicato online, l’inviato a Malta di Rainews24 Ilario Piagnerelli documenta, volando su Hurd’s Bank, al largo di Malta, la presenza di numerose navi-cisterna dedite al traffico di gasolio trafugato dalla Libia. La zona è la stessa dove la Guardia di Finanza, Nell’ambito di “Dirty Oil”, ha filmato il trasbordo dalla bettolina “Basbosa Star” alla nave madre “Seamaster X”. A legare il delitto Galizia a questo tipo di business c’è un suo post di una anno fa sul blog Running Commentary: “Un’altra bomba in un’auto e un’altra vittima. E ho pensato: ecco un altro trafficante di diesel. Perché il modello che emerge dagli assassinii degli ultimi anni è che i contrabbandieri di diesel vengono fatti esplodere nelle loro auto, i narcotrafficanti sono uccisi da sicari”. Non solo: in un articolo sulla morte di due contrabbandieri di diesel, Darren Degabriele e Martin Cachia, Galizia si chiede se la prossima vittima sarebbe stata Darren Debono, l’ex calciatore della nazionale maltese, arrestato il 20 ottobre a Lampedusa. E uno dei nomi dell’inchiesta catanese, Nicola Orazio Romeo, compare proprio nei Panama Papers, nel filone dei cosiddetti “Malta files”, Quelli su cui lavorava la reporter maltese.