Bastava ascoltarla una volta per iniziare a volerle bene: questo era l’antropologa Amalia Signorelli, una persona speciale. Ci ha lasciato oggi all’età di 83 anni e, più di ogni altra cosa, ci mancherà la sua sottile e tagliente ironia, figlia di una cultura quasi enciclopedica, di una straordinaria raffinatezza d’animo e di una curiosità che le permetteva di affrontare ogni argomento con saggezza, senza mai dare l’impressione di voler fare la tuttologa.
Riusciva, infatti, nella rara impresa di funzionare bene anche in TV, portando negli studi di alcuni talk show il suo carico di sapere e di passione civile.
Una notevole carica emotiva, un’intelligenza acuta, un garbo d’altri tempi e, soprattutto, la dignità di un pensiero forte, articolato, profondo, in grado di elevare il livello di ogni discussione e di restituire un senso alla politica, in una stagione in cui la medesima sta davvero dando il peggio di sé.
Un giorno infausto, dunque, questo 25 ottobre, considerando che oggi siamo costretti a dire addio ad un esempio di buona cultura e coscienza critica del Paese mentre dieci anni fa dicevamo addio ad un simbolo del cattolicesimo democratico come Pietro Scoppola, uno dei padri fondatori dell’Ulivo e del PD che fu.
La Signorelli nel giorno di Scoppola: la grande matrice laica e la grande matrice cattolica, due basi solide, due intellettuali dei quali si avverte e si avvertirà sempre di più la mancanza, in questo vuoto di idee, di sguardi aperti sul mondo, di eretici e di idealisti, di dissidenti e di benemerite stecche nel coro del conformismo imperante.
Amalia Signorelli rimarrà uno dei volti e dei punti di riferimento della battaglia per il NO al referendum dello scorso 4 dicembre: uno dei momenti più importanti della nostra storia politica recente, diremmo quasi una data costitutiva di una nuova fase storica, coincidente con la conclusione del bipolarismo forzoso e l’inizio di un caos cui bisognerà tentare, nei prossimi anni, di dare una forma accettabile.
Un dolore sincero per questa perdita che rende ancora più arido il nostro già mal messo panorama intellettuale. Che la terra le sia lieve.
P.S. Complimenti a Carlo Verna, nuovo presidente dell’Ordine dei giornalisti, e a Marco Damilano, nuovo direttore dell’Espresso! Almeno per il mondo del giornalismo è stata una gran bella giornata.