I bambini in età scolare dovrebbero frequentare la scuola per almeno 200 giorni all’anno, ma per i minori rifugiati questi giorni, nell’ultimo anno scolastico, sono stati pari a 0
Il rapporto dell’Unhcr “Left Behind: Refugee Education in Crisis” evidenzia la crisi nell’istruzione dei bambini rifugiati. Dei 3,5 milioni che non sono potuti andare a scuola nell’ultimo anno, 1,5 milioni non hanno frequentato la scuola primaria, gli altri 2 milioni la scuola secondaria.
«La metà dei 17,2 milioni di rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr, sono bambini», dichiara Filippo Grandi, alto commissario delle nazioni unite per i rifugiati. «L’educazione di queste giovani persone è fondamentale per uno sviluppo pacifico e sostenibile dei paesi che li ospitano e dei loro paesi d’origine quando saranno in grado di farvi ritorno. Ma a confronto con gli altri bambini e adolescenti nel mondo, il divario in termine di opportunità per i rifugiati sta diventando sempre più ampio».
Dati e percentuali rispetto alla frequenza nelle scuole di diverso grado
Il rapporto “Left Behind: Refugee Education in Crisis”, analizza e confronta risorse e dati sull’istruzione dei rifugiati a livello globale dell’Unhcr con quelli dell’Unesco. Nel mondo, il 91% dei bambini frequenta la scuola primaria. Per i rifugiati, la percentuale si abbassa al 61% e in paesi a basso reddito si riduce ulteriormente fino al 50%.
Con l’età, aumentano anche gli ostacoli per i bambini rifugiati: solo il 23% degli adolescenti rifugiati è iscritto alla scuola secondaria rispetto all’84% su scala globale. Nei paesi a basso reddito appena il 9% dei rifugiati frequenta la scuola secondaria.
Per quanto riguarda l’istruzione superiore la situazione è particolarmente critica: in tutto il mondo l’iscrizione a tale livello si attesta al 36%, mentre per i rifugiati, nonostante i grandi passi avanti compiuti grazie ad investimenti in borse di studio e ad altri programmi, la percentuale rimane ferma all’1%.
Il rapporto invita a considerare l’educazione come un elemento fondamentale per rispondere all’emergenza dei rifugiati e quindi a sostenerla attraverso pianificazioni di lungo termine e finanziamenti adeguati. Sollecita inoltre i governi a includere i rifugiati nei rispettivi sistemi d’istruzione nazionali come risposta più efficace, equa e sostenibile, ed evidenzia alcuni degli sforzi maggiori effettuati in tale direzione – anche in paesi in cui le risorse sono già fortemente limitate.
Il ruolo e l’importanza dell’insegnamento nel secondo rapporto Unhcr
I risultati sottolineano ulteriormente l’importanza di garantire un insegnamento di qualità e reti di sostegno nazionali e internazionali necessarie per il continuo aggiornamento degli insegnanti, per motivarli e renderli capaci di avere un impatto positivo nelle classi più difficili di tutto il mondo. Numerose storie personali descritte nel rapporto dimostrano che a fronte di un disperato bisogno di educazione da parte dei rifugiati, ben consci dell’importanza che può avere nelle loro vite, si riscontra un numero fortemente insufficiente di insegnanti, classi, libri di testo e meccanismi di sostegno che possano soddisfare questa enorme richiesta.
Questo è il secondo rapporto annuale sull’educazione dell’Unhcr. Il primo, “Missing Out”, fu pubblicato prima del summit dell’assemblea generale delle nazioni unite sul tema dei rifugiati e dei migranti dello scorso settembre. La dichiarazione di New York per i rifugiati e i migranti, firmata da 193 nazioni, ha posto l’educazione in prima linea nella risposta internazionale.
Progressi attuali e prospettive future nell’educazione
Il rapporto dell’Unhcr ha evidenziato che rispetto allo scorso anno scolastico le iscrizioni alla scuola primaria dei bambini rifugiati sono salite dal 50 al 61%, grazie soprattutto a migliori politiche e investimenti nell’educazione dei rifugiati siriani e anche grazie all’arrivo di bambini rifugiati in Europa dove l’istruzione è obbligatoria. Nello stesso periodo, l’accesso all’istruzione secondaria non ha subito variazioni, con meno di un adolescente rifugiato su quattro iscritto a scuola.
Restano barriere considerevoli, soprattutto perché quasi un rifugiato su tre vive in paesi a basso reddito. Sono quelli che meno probabilmente andranno a scuola, sei volte meno dei loro coetanei nel mondo. Gli Stati che li ospitano, spesso già in difficoltà nel garantire accesso all’istruzione per i propri bambini, affrontano un’ulteriore sfida nel dover individuare scuole, insegnanti qualificati e materiali didattici adeguati per decine o addirittura centinaia di migliaia di nuovi arrivati che spesso non parlano la lingua e hanno perso circa quattro anni di scuola.
«I progressi riscontrati nell’iscrizione a scuola dei bambini siriani rifugiati dimostrano chiaramente che questa crisi nell’educazione dei minori rifugiati può essere risolta», afferma Grandi. «Ma il bassissimo livello di iscrizioni scolastiche dei bambini rifugiati che vivono in regioni a basso reddito indica come ci sia ancora bisogno di investire in questi troppo spesso dimenticati paesi ospitanti».
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