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Processo Cumhuriyet, rimesso in libertà il giornalista Kadri Gursel. Prossima udienza il 31 ottobre

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Restano in detenzione preventiva il direttore Murat Sabuncu, il componente del consiglio di amministrazione, Akin Atalay e i giornalisti Ahmet Sik e Emre Iper. Sono in carcere da quasi un anno. Per tutti i 17 imputati l’accusa è di aver sostenuto il terrorismo. Rischiano fino a 43 anni di reclusione.
Libertà (condizionata) per il giornalista Kadri Gursel e processo aggiornato al 31 ottobre. L’ultima udienza, lunedì 25 settembre, del processo ai lavoratori del quotidiano Cumhuriyet si chiude con una notizia positiva per la libertà di stampa in Turchia e quattro negative: quattro come i colleghi di Gursel che restano in detenzione preventiva in attesa della prossima riunione della Corte. Sotto processo sono in tutto 17 lavoratori, tra giornalisti, amministrati e avvocati, di una delle poche voci libere rimaste oltre il Bosforo dopo la stretta imposta ai media dal presidente Erdogan all’indomani del fallito colpo di stato del luglio 2016. Alla sbarra con loro, come sostengono le organizzazioni internazionali dei giornalisti, c’è la stessa libertà di stampa, che già prima del tentato golpe aveva dovuto fare i conti con una escalation di autoritarismo delle istituzioni.

Gursel, giornalista molto noto in Turchia, era agli arresti da 11 mesi,  come gran parte degli altri imputati. Per tutti le accuse sono di aver sostenuto il terrorismo e aver intrattenuto contatti con gruppi terroristici, ma le uniche “prove” a loro carico sono gli articoli pubblicati, delle interviste televisive e qualche tweet in cui – come è normale che sia in un paese che si definisce democratico – gli accusati criticavano la condotta delle autorità di Ankara. Confermata, invece, la detenzione preventiva per il direttore di Cumhuriyet, Murat Sabuncu, il componente del consiglio di amministrazione, Akin Atalay (arrestati il medesimo giorno di Gursel) e i giornalisti Ahmet Sik e Emre Iper, detenuti rispettivamente da 269 e 172 giorni.

Imputato numero uno, giudicato in contumacia, l’ex direttore del quotidiano di opposizione, Can Dundar, da mesi in Germania. Dundar rischia una condanna dai 7 anni e mezzo ai 15 anni, alla pari del direttore che ne ha preso il posto, Murat Sabuncu, e dei membri del consiglio di redazione Kadri Gursel, Aydin Engin, Bulent Yener, Kemal Aydogdu e Gunseli Ozaltay, accusati di “sostegno ad organizzazione terroristica senza esserne membri”.

Il pubblico ministero ha inoltre chiesto pene tra gli 11 e i 43 anni di reclusione per l’amministratore delegato Akin Atalay e i dirigenti Orhan Erinc e Onder Celik; tra i nove e i 29 anni di carcere per il giornalista Bulent Utku, il vignettista  Musa Kart, Hakan Karasinir, Mustafa Kemal Gungor, Turhan Gunay e il giornalista Hikmet Aslan Cetinkaya sulla base sempre delle medesime accuse; tra i sette anni e mezzo e i 15 anni per il giornalista Ahmet Sik, già in carcere nel 2010 per un libro contro Gulen, quando quest’ultimo era alleato del governo, e ora alla sbarra con l’accusa di “aver dato sostegno ed essere membro dell’organizzazione separatista curda del Pkk e del gruppo terroristico di estrema sinistra DHKP/C”.

Come in occasione delle precedenti udienze, anche questa volta cittadini, deputati dell’opposizione, giornalisti, attivisti e operatori nel campo dei diritti umani si sono radunati fuori dal carcere di Silivri per dare sostegno e solidarietà agli imputati.


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