L’associazione di promozione sociale CITTADINANZA E MINORANZE ha inviato alla Sinda Raggi e all’Assessora Baldassarre la seguente lettera con la quale si richiama l’Amministrazione di Roma Capitale all’osservanza delle norme del Diritto Internazionale ricordando che in caso di violazioni può intervenire l Corte Europea dei Diritti Umani, come avvenuto in passato.
Alla Sindaca dr.a Virginia Raggi
All’Assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale dr.a Laura Balsassarre§
lasindaca@comune.roma.it, assessoratoallapersona@comune.roma.it
Signora Sindaca, Signora Assessora,
apprendiamo con molta preoccupazione che sarebbe stata fissata al prossimo 30 Settembre la chiusura del Campo River. I motivi di preoccupazione sono almeno tre. Il primo e più assillante riguarda la futura collocazione delle numerose famiglie che risiedono nel campo. Non è noto né quale sarebbe, né con quali criteri e procedure sia stata individuata e se e come gli/le interessate, cioè le oltre 400 persone che vi abitano, siano state coinvolte nella decisione. Non vorremmo, ma temiamo, che il trasferimento avvenga con il solito deprecato metodo del “prendere o lasciare” come se non si trattasse di cittadini e cittadine, cui la Carta Sociale Europea, La Carta dei Diritti Umani e la Costituzione Italiana riconoscono ben individuati diritti.
E’ ben noto che tale metodo è illegale, tant’è che la Corte Europea dei Diritti Umani lo persegue.
La nostra preoccupazione è aggravata dal fatto – ed è questo il secondo motivo del nostro allarme – che la chiusura del River è presentata come uno dei primi atti di attuazione del “Piano di indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle Popolazioni Rom, Sinti e Caminanti”. Ma non risulta che essa rientri in un percorso posto in essere per la riabilitazione dei componenti delle famiglie residenti e la loro responsabilizzazione; percorso imprescindibile se si vuole davvero operare per la inclusione sociale di persone costrette a vivere per un lungo periodo in condizioni di apartheid. La chiusura del campo, avulsa da una strategia volta ad integrare pienamente nei diritti di cittadinanza minoranze che ne sono state sinora escluse, fa apparire il superamento dei “campi” previsto dal Piano dell’Amministrazione, come ispirato da motivi di decoro e di ordine pubblico e dall’ opportunità di rispondere alla comprensibile esigenza di “sicurezza” della società maggioritaria, piuttosto che dall’obiettivo di promuovere uno scatto di civiltà dell’intera comunità cittadina, ponendo fine a vergognose pratiche di discriminazione razziale.
Non sono questi gli obiettivi della la Strategia Nazionale cui il Piano Comunale dice di ispirarsi.
Un terzo motivo di preoccupazione riguarda la mancanza di una seria presa in carico da parte del Comune del ruolo e delle responsabilità che l’attuazione della Strategia comporterebbe. Lo attesta il fatto che il Tavolo Comunale, del quale era stata annunciata la costituzione, in realtà è inoperante,sicché è preclusa la partecipazione sia delle comunità Rom Sinti e Caminanti, sia dell’as-sociazionismo e dei Municipi ad una approfondita discussione per la messa a punto delle azioni da svolgere per l’attuazione a livello comunale della Strategia Nazionale,
Sono in ballo dunque questioni di enorme importanza, quali il rispetto del Diritto Internazionale, l’attuazione di valori fondativi della nostra Costituzione, la qualità stessa della nostra democrazia. Per quel che ci riguarda saremmo disponibili ad una seria e fattiva collaborazione qualora se ne presentassero le condizioni che allo stato non appaiono; faremo comunque di tutto per impedire che problemi di esclusione e di emarginazione continuino ad essere affrontati in termini di ordine pubblico.