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Kenya. Calpestata la Costituzione approvata da un referendum popolare negli anni scorsi

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I giudici della Corte Suprema del Kenya hanno annullato le elezioni presidenziali tenutesi lo scorso 8 agosto:  dovranno ripetersi entro 60 giorni, ovvero entro il prossimo 1 novembre. Sono state rilevate gravi irregolarità. In particolare – secondo  gli alti magistrati – la Commissione Elettorale Centrale ha “ignorato e mancato di organizzare il voto secondo i dettami costituzionali”. Insomma è stata calpestata la Costituzione approvata da un referendum popolare negli anni scorsi. La Commissione Elettorale è stata al centro di violente polemiche già nella fase preparatoria del voto per una serie di inadempienze, conflitti di interesse dei componenti, ed altro che hanno causato manifestazioni di protesta da parte delle opposizioni represse con violenza.

Questo verdetto è un colpo alla credibilità di Uhuru Kenyatta, presidente uscente e riconfermato dal 54% dei consensi. Raila Odinga, leader dell’opposizione, aveva subito denunciato brogli da parte della Commissione Elettorale. La decisione è una prova di grande autonomia politica da parte della Corte Suprema: in pochi scommettevano su questo guanto di sfida lanciato all’establishment, in particolare a Kenyatta. Ma questa decisione apre anche nuovi scenari su quanto succederà nel paese africano in tempi brevi. L’opposizione ha già chiesto di sciogliere la Commissione Elettorale e questo provocherebbe un oggettivo ostacolo di tenere le elezioni nei 60 giorni indicati dalla Corte Suprema. Ma si concretizza il rischio di scontri tra i sostenitori dei due schieramenti, richiamando i fantasmi degli scontri post elettorali del 2007-2008.

Ma di questo ed altro ancora si parlerà tra l’altro ad Assisi nell’assemblea di Articolo 21  che si terrà  il 29 e 30 settembre nella due giorni di dibattito dal titolo  “Abbattiamo i Muri di Ignoranza #AMI”.


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