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Ius soli, “legge da fare, non c’entra con sbarchi e accoglienza”

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Anci: “Chi si oppone allo ius soli molto spesso parla di altro e non di quello previsto dalla legge”. Cgil: “Sono un milione gli italiani in attesa che venga loro riconosciuta la cittadinanza, un milione di buoni motivi per chiedere l’approvazione della legge”. Arci: “Continueremo a stare nelle piazze”. Cisl: “E’ una sfida di civiltà”

ROMA – “Ancora una volta il Governo fa marcia indietro su un tema che è innanzitutto un principio di civiltà. Il rinvio dell’approvazione dello Ius Soli è un atto grave che dimostra debolezza culturale e politica sulle questioni legate all’integrazione di persone che risiedono stabilmente nel nostro Paese e di cui si sentono pienamente cittadini”. É quanto dichiara Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil.
“Proseguiremo quindi la nostra mobilitazione – aggiunge il dirigente sindacale – costruendo alleanze nella società. Sono un milione gli italiani in attesa che venga loro riconosciuta la cittadinanza. Abbiamo dunque un milione di buoni motivi per chiedere l’immediata approvazione della legge. Basta rinvii. Non vogliamo più aspettare”.
Cisl: “Il riconoscimento della cittadinanza è una sfida di civiltà”. Secondo Liliana Ocmin, responsabile Donne Giovani Immigrati della Cisl, “è un errore questo rinvio. Il riconoscimento della cittadinanza ai giovani figli di immigrati nati e cresciuti in Italia rappresenta una sfida di civiltà per il nostro Paese”.
“Dare risposte concrete a processi di integrazione in una società multiculturale è una conquista fondamentale ed imprescindibile per creare vera coesione sociale – continua -. Disattendere ancora l’appello accorato di questi giovani fa perdere di certo una grande occasione al nostro Paese. La politica e quanti si fanno portavoce dei valori della democrazia e dell’ unità devono sapere ascoltare i bisogni di una società che cambia e si evolve e che per stare al passo con i tempi necessita di creare condizioni di pari opportunità e di non discriminazione”.

Arci: “I nostri peggiori timori si sono avverati”. La riunione dei capigruppo al Senato non ha calendarizzato per settembre la discussione sulla legge di riforma della cittadinanza, spegnendo così gli ultimi barlumi di speranza di introduzione dello ius soli in questa legislatura. La presidente dell’Arci, Francesca Chiavacci, sottolinea che “è accaduto oggi, mentre eravamo in piazza Montecitorio con decine di manifestanti, al sit-in promosso dalla Campagna L’Italia Sono Anch’Io e da Italiani senza cittadinanza, in cui abbiamo chiesto che finalmente anche in Italia venissero tutelati i diritti di tante ragazze e ragazzi cresciuti nel nostro paese”.
“Noi comunque non ci arrendiamo – conclude – e continueremo a stare nelle piazze e nelle strade per chiedere che la riforma della cittadinanza, definita soltanto poco tempo fa dallo stesso presidente del Consiglio Gentiloni ‘una conquista di civiltà’, sia finalmente approvata.

Anci: “Legge da fare, non c’entra con sbarchi e accoglienza”. Per il sindaco di Prato Matteo Biffoni, che in Anci è il responsabile nazionale immigrazione, il dibattito sulla legge per lo ius soli “doveva essere tenuto fuori dalle discussioni sugli sbarchi, sull’accoglienza dei profughi, perché si tratta di un tema completamente diverso. Ed è una riforma del diritto di cittadinanza e mi auguro davvero che il Parlamento riesca ad approvarla”.
“Chi si oppone allo ius soli – aggiunge – molto spesso parla di altro e non di quello previsto dalla legge”. Inoltre, prosegue, lo ius soli “è già nei fatti: sono i nostri ragazzi, che nascono qui, da genitori qui da tanti anni e Prato ne è un esempio incredibile”. Ragazzi “che frequentano le nostre scuole, che vanno nelle nostre società sportive, nelle nostre parrocchie, nei nostri giardini”. Poi, continua, “diventeranno cattolici, musulmani, ebrei. Tiferanno Juve, Fiorentina, Milan o Inter e faranno loro scelte politiche. Ma abbiamo bisogno di creare in loro una relazione affettiva con il territorio che li fa crescere”.
Lo ius osli “era questo ed è questo – conclude -. E credo che una volta entrati nel merito, difficilmente si possa considerare in modo diverso questo discorso”. Politicamente, però, “capisco che sia complicato, perché la costruzione delle maggioranze in questo momento al Senato è molto difficile. Poi si avvicina la campagna elettorale e il tema è poco popolare. Però ancora mi auguro che si possa dare a questo Paese una legge di buon senso”.

Da redattoresociale

 


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