Infortuni lavoro. Anmil conferma: parte civile nel processo contro dirigenti del teatro alla Scala per morti amianto

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Di fronte al Tribunale di Milano, IX Sezione Penale, sono in corso le prime battute del processo contro l’ex Sovrintendente del Teatro alla Scala Carlo Fontana ed altri dirigenti e manager della relativa Fondazione per le morti da esposizione all’amianto verificatesi tra il 2005 ed il 2016 tra alcuni dipendenti e musicisti che hanno lavorato nel Teatro milanese.

In tale processo si è costituita parte civile ANMIL in quanto tra i suoi compiti statutari vige proprio quello della tutela della salute dei lavoratori e delle loro condizioni di vita nell’ambito dei luoghi di lavoro.

I difensori degli imputati avevano chiesto che ANMIL fosse esclusa dal novero delle parti civili di questo processo perché, secondo loro, non avrebbe predisposto nessuna specifica forma di prevenzione nell’ambito del Teatro alla Scala e, dunque, nessun interesse della nostra Associazione sarebbe stato leso dai fatti contestati agli imputati.

Il Giudice, Dr.ssa Gambitta, ha invece rigettato la richiesta di esclusione di ANMIL osservando che l’Associazione – oltre ad essere stata costituita antecedentemente ai fatti contestati e avere tra gli scopi del suo oggetto sociale quello della prevenzione dagli infortuni e dalle malattie professionali dei lavoratori nonché l’essersi occupata della pericolosità dell’esposizione all’amianto almeno fin dal 1979 come attesta la pubblicazione di articoli sulla propria rivista – tutela l’integrità dei lavoratori, e comunque i reati contestati non riguardano specificatamente l’attività teatrale ma quella più generalmente lavorativa.

“L’ordinanza della Dr.ssa Gambitta – dichiara il difensore dell’ANMIL, Avv. Bulgheroni – risulta molto significativa perché afferma la piena titolarità di ANMIL nell’essere presente al processo quale parte offesa, proprio perché viene sostanzialmente riconosciuto il fondamentale ruolo svolto dall’Associazione in questi anni riguardo agli interventi di prevenzione e sensibilizzazione al problema dell’esposizione all’amianto, operati già dal 1979, che sono serviti a cominciare a far conoscere il problema. Interventi, dunque, vanificati dalle condotte dei troppi datori di lavoro che, benché il problema fosse ormai noto, non hanno adeguato, colpevolmente, gli ambienti lavorativi per renderli maggiormente sicuri e salubri.

Per il Presidente dell’ANMIL, Franco Bettoni, la decisione del Giudice di Milano è molto importante anche perché “conferma la correttezza dell’impegno e dell’operato dell’Associazione che può continuare la sua opera di sensibilizzazione sul problema della prevenzione affinché le vittime direttamente coinvolte sappiano di non essere sole e che la loro battaglia non è solo per avere giustizia personale ma per riconoscere diritti che appartengono a tutti i cittadini. Infatti l’intervento dell’ANMIL nei processi italiani che si stanno svolgendo contro grandi imprenditori che non hanno rispettato le regole di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e possono avvalersi di risorse e professionisti in grado di far valere al meglio la loro difesa, può mettere in posizione di inferiorità le vittime che certamente non possono competere ad armi pari”.

“Siamo, dunque, orgogliosi del nostro legal team, formato dagli Avvocati Bulgheroni di Milano, Gabrielli di Roma e Guarini di Biella, grazie al quale abbiamo già ottenuto significativi successi come la condanna dei vertici societari di Olivetti per l’amianto negli stabilimenti di Ivrea e quello del Comandante Schettino e della responsabile civile Costa Crociere per le violazioni delle normative antinfortunistiche verificatesi durante la fase del naufragio della nave Concordia – conclude il Presidente dell’ANMIL – e ora proseguiremo questa azione con rinnovato vigore e determinazione affinché prevalga la tutela dei più deboli”.


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