Alt alla violenza, avanti con la politica. Basta scontri, manganelli, idranti come quelli sperimentati tristemente nello sgombero, effettuato dalla polizia nel palazzo di via Curtatone a Roma, occupato da 400 immigrati. I brutti e pericolosi episodi da guerriglia urbana visti il 26 agosto nella capitale, secondo Marco Minniti e Virginia Raggi, non si dovranno ripetere.
Per affrontare l’emergenza casa dovrebbero arrivare caserme e forti militari dismessi. Probabilmente saranno utilizzati anche immobili confiscati alla mafia e alla criminalità organizzata. Il vertice del primo settembre al Viminale tra il ministro dell’Interno e la sindaca di Roma è andato bene, ma non ha fornito particolari sulle misure da prendere. Un comunicato stampa congiunto ha sottolineato il «clima pienamente costruttivo» e «l’importanza di una collaborazione istituzionale» per affrontare il grave problema dell’immigrazione e dell’emergenza abitativa. La priorità va data ai «principi di legalità e di umanità».
Minniti non ha parlato, ma Virginia Raggi non si è risparmiata davanti alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti. In particolare ha proposto «la messa a disposizione delle caserme» e «di riattivare il mercato immobiliare». Ha ricordato due drammatici dati della capitale: «Ci sono oltre 10 mila persone che attendono una casa da oltre 10 anni» e «abbiamo oltre 200 mila case tra sfitte e invendute». Persone senza casa, immigrati e italiani, e abitazioni vuote, due dati in drammatica contraddizione con i quali dovrebbe fare i conti Roma Capitale.
Il ministro dell’Interno, nel comunicato stampa congiunto, ha fatto sapere con un linguaggio burocratico come la pensa: il Viminale sta predisponendo un piano «fondato su due pilastri, uno nazionale e uno territoriale a partire dalle Città metropolitane, per affrontare il problema degli sgomberi e il tema delle fragilità sociali».
Traduzione: la politica deve dare una risposta al problema casa degli immigrati e degli italiani sia sul piano “nazionale” sia su quello “territoriale”; l’emergenza abitativa non può essere affrontata solo in termini di repressione e di ordine pubblico. Minniti nei giorni scorsi ha fatto sapere che la polizia non effettuerà altri sgomberi a Roma se per gli occupanti sfrattati non sarà pronto un alloggio alternativo. Il capo della polizia Franco Gabrielli è stato chiaro in una intervista al ‘Corriere della Sera’: «Le amministrazioni locali, e dunque la politica, non possono delegare tutto alle forze di polizia».
I movimenti per il diritto alla casa hanno manifestato all’Esquilino, a poche centinaia di metri di distanza dal Viminale, dove si è tenuto il vertice tra Minniti e la Raggi. La tensione è alta perché a Roma molti immobili sono stati occupati da immigrati e da italiani e si temono sgomberi nei prossimi giorni.
Tuttavia dopo l’incontro al Viminale il clima è meno teso, sono improbabili altri sgomberi effettuati dalla polizia se non saranno disponibili degli alloggi alternativi. Il piano “nazionale” e “territoriale” del ministro dell’Interno Pd è un importante aiuto per la sindaca del M5S. La prima cittadina di Roma Capitale, oltre agli immigrati, è angustiata da mille problemi: la crisi dell’Atac e dell’Ama, la disoccupazione e la fuga delle grandi aziende dalla metropoli, la scarsità dell’acqua per i rubinetti delle case, le strade dissestate per le buche, la giunta comunale grillina scossa dai continui cambi di assessori dimessisi o revocati. Il soccorso di Minniti è prezioso per la Raggi e per la città eterna investita da un impressionante declino.
Fonte: www.sfogliaroma.it