È stato il rapporto tra tecnica ed umanità il vero filo rosso che ha attraversato gli incontri del Cortile di San Francesco, la manifestazione promossa dal Sacro Convento di Assisi che ha chiamato a raccolta politici, filosofi, artisti intorno al valore del dialogo tra credenti e non credenti.
Umberto Galimberti non ha dubbi: in questa età del nichilismo nella quale viviamo è soltanto la tecnica che riesce ad esprimere la nostra idea di mondo. Scomparso dall’orizzonte qualsiasi fine, il futuro non è più una promessa e l’unica cosa che sembra davvero contare è raggiungere i massimi risultati con il minor numero di risorse possibili.
Anche il tema dei migranti e della loro accoglienza, nodo cruciale e vero discrimine tra i diversi orientamenti politici in Europa, sembra collocarsi in questo rapporto dialettico. Come affrontarlo, consegnandolo al dominio della tecnica ed alla fredda contabilità degli sbarchi e delle misure di vigilanza oppure cercando di affidarsi ad una visione che consideri l’uomo come fine e mai come mezzo?
Il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, citando Spinoza ha riassunto in un verbo il sentimento che deve guidare il nostro agire: intelligere. Predisporsi cioè ad affrontare un argomento non con la volontà di contrastarlo o deriderlo ma preoccupandosi prima di ogni altra cosa di comprenderlo e di capirlo. Il ministro Marco Minniti sottolinea una responsabilità in più che incombe su coloro che governano: declinare in maniera piena il dovere dell’accoglienza, tenendo insieme le esigenze di coloro che sono accolti con quelle di coloro che accolgono. ” La paura- spiega- sarà il sentimento con il quale maggiormente la società occidentale sarà chiamata a fare i conti nei prossimi anni. Uno stato deve ascoltare chi ha paura, stargli vicino. Deve stargli accanto non certamente per tenerlo imprigionato alle sue paure quanto piuttosto per aiutare a liberarsene”.
E poi c’è stata la testimonianza di Christo, la genialità di una personalità che è riuscita nella sua esperienza artistica a fondere tecnica ed umanità. Una visione la sua che gli ha permesso di realizzare opere impossibili, ribaltando la nostra percezione degli scenari urbani e naturali e della loro dimensione artistica.
Un altro punto di vista. Ecco ciò di cui avremmo bisogno nel cimentarci con la questione dei migranti per liberarla da quel sentimento di paura e rabbia che sembra averla inesorabilmente invasa.