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Giornata dell’Alzheimer. “Persone con demenza in crescita, strutture in calo”

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In occasione della 24sima giornata mondiale dell’Alzheimer, l’associazione Sos Alzheimer ha riunito esperti e associazione per discutere insieme di assistenza al paziente e supporto ai familiari. “Più aiuto alle famiglie e formazione professionale per gli operatori”

ROMA – Garantire un sostegno economico alle famiglie con pazienti affetti da Alzheimer e offrire formazione professionale agli operatori che assistono la persona malata. È l’appello che l’associazione Sos Alzheimer ha rivolto alle istituzioni, in occasione della 24sima giornata mondiale dell’Alzheimer.
Il numero delle persone affette da demenza è in crescita ma le strutture a loro dedicate sono in calo”, ha spiegato Maria Grazia Giordano di Sos Alzheimer, durante il convegno “I numeri della demenza di Alzheimer in Italia. La riorganizzazione delle U.V.A.. Dalla diagnosi all’assistenza”.

In Italia sono 600 mila le persone affette da Alzheimer. Una commissione internazionale composta da 24 esperti di malattie neurodegenerative ha determinato che un caso di demenza su tre può essere prevenuto modificando il proprio stile di vita sin dalla gioventù. Nel mondo 47 milioni di persone soffrono di qualche forma di demenza e secondo i ricercatori, coordinati da Lon Schneider, docente all’Università della California del Sud, saranno 66 milioni nel 2030 e 115 milioni nel 2050. Secondo l’indagine si può abbattere il rischio di ammalarsi del 20% studiando da giovani e alimentandosi in maniera sana ed equilibrata, al fine di prevenire problemi come l’ipertensione. Il rischio può essere ridotto di un ulteriore 15% facendo attività fisica e favorendo i contatti sociali. Dalla ricerca emerge che gli interventi psicologici, sociali e ambientali, come ad esempio un aumento dei contatti con altre persone, offrono benefici maggiori rispetto ai semplici farmaci. Tra i fattori che aumento invece il rischio di demenza vi sono il basso livello di istruzione, il mancato trattamento della perdita di udito, l’ipertensione, l’obesità, il vizio del fumo, il diabete e l’isolamento. Il 35% delle diagnosi di demenza scaturisce da uno di questi fattori.

Chiediamo alle istituzioni contributi economici alla famiglie indigenti. Vogliamo che siano, stanziate risorse per formare personale specializzato che aiuti all’interno della casa i familiari e il malato. Non devono essere persone a cui parcheggiare il paziente ma devono avere delle loro competenze. Come associazione organizziamo corsi per operatori specializzati. Inoltre, nei nostri “Salotti Alzheimer” abbiamo attivato laboratori di creatività per stimolare le persone malate. Sono luoghi di aggregazione che aiutano il familiare a comprendere che il paziente, anche se si è ammalato, resta una persona”.
“Infine, chiediamo più servizi diagnostici territoriali per i malati. Di Alzheimer non si guarisce ma si deve imparare a conviverci e prima forniamo famiglie e personale specializzato e meglio riusciamo a garantire cure degne di un paese civile”, ha concluso Giordano.

Da redattoresociale


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