“Ho già deciso” ma non ve lo dico. Trump lascia tutti con il fiato sospeso e alla sua maniera,unilateralmente e in modo poco diplomatico, prende tempo e ascolta le reazioni che ha scatenato con il suo duro discorso, pronunciato all’assemblea generale delle Nazioni Unite, contro l’accordo sul nucleare raggiunto nel 2015 dalla comunità internazionale con l’Iran.” Una fonte di imbarazzo per gli Stati Uniti” aveva denunciato. Il presidente americano non ha voluto rivelare quali siano le sue decisioni neanche a Theresa May che glielo ha chiesto ieri sera durante il loro incontro bilaterale. Anche il segretario di stato Tillerson afferma di non sapere quando Trump annuncerà il suo pensiero. La procedura prevede che entro metà ottobre il presidente americano debba certificare a nome degli Stati Uniti se il governo iraniano stia rispettando l’accordo sul nucleare. Se riterrà che ci siano delle irregolarità, il Congresso dovrà decidere di imporre nuovamente le sanzioni che erano stato tolte all’Iran.
E questo sarebbe un grande passo indietro rispetto al lavoro fatto dall’amministrazione Obama. Cosa succede ora e soprattutto come se ne esce da una situazione che non piace per niente agli alleati europei che hanno sostenuto e sostengono l’accordo con Teheran? Nell’attesa sui media americani fioriscono le ipotesi. Secondo il New York Times, che cita alcuni funzionari dell’amministrazione americana, Trump punterebbe a rivedere l’accordo ma non a stracciarlo. Si dovrebbe tornare al tavolo del negoziato,ma questa ipotesi non piace né agli iraniani né alla Mogherini capo della diplomazia europea che ha affermato: “non c’è alcun bisogno di rinegoziare parti dell’accordo, perchè’ l’intesa raggiunta sta funzionando”. Anche il presidente iraniano Rohani ha escluso una revisione dell’intesa, ricordando che è stata ratificata dal Consiglio di Sicurezza.
Un accordo legale quindi che non puo’ essere calpestato unilateralmente da un governo.Secondo la NBC Trump potrebbe decidere di rinunciare a certificare e delegare direttamente al Congresso il compito di riesaminare i termini dell’intesa. Più morbido il segretario di stato Tillerson che getta acqua sul fuoco nell’incontro con l’omologo iraniano Zarif grande artefice dell’intesa sul nucleare. “Da un punto di vista tecnico, ha spiegato, l’Iran sta rispettando l’accordo, ma da un punto di vista politico le minacce nella regione non sono diminuite.” Per gli americani l’appoggio dell’Iran al regime di Bashar Assad in Siria rappresenta la reale minaccia ed è la ragione dell’instabilità. Viene da chiedersi come mai Washington non faccia altrettante pressioni sull’Arabia Saudita, il grande alleato che ha creato instabilità in Yemen e non solo, non certo campione dei diritti umani con il quale fa affari miliardari attraverso la vendita di armi, difensore e custode dell’islam più integralista wahabita che tanti mostri ha generato primo tra tutti la rete terroristica di Al Qaida.