“Questo è il 29° anno senza Mauro. Lo celebriamo attendendo la conclusione del Processo d’Appello che si sta celebrando in questi mesi a Palermo.
Questo processo sarà uno degli ultimi atti di questa vicenda, che, per quello che ci riguarda, è la ragione stessa dell’esistenza della nostra Associazione.
Non crediamo che la sentenza di 2° grado del Processo Rostagno aggiungerà alcunché alla sentenza storica scritta dai giudici della Corte d’Assise di Trapani, ma ne attendiamo l’esito, convinti del fatto che i processi si fanno nei Tribunali, nei modi in cui gli uomini, organizzati democraticamente, fanno i processi”. Lo scrive in una nota l’Associazione “Ciao Mauro” che vuole mantenere vivo il ricordo di Mauro Rostagno Mauro Rostagno il giornalista ucciso in Sicilia il 26 settembre 1988, vittima di un agguato mafioso.
“Continuiamo a pensare che le motivazioni della sentenza di 1° grado rappresentano un libro di oltre 3 mila pagine da studiare ed approfondire, perché rappresentano un bel pezzo della nostra storia recente e della nostra quotidianità.
Sono pagine che danno sostanza a quello a cui abbiamo sempre pensato, e cioè che la verità processuale è arrivata troppo tardi a causa dell’inerzia e ai depistaggi degli inquirenti dell’epoca, ma è arrivata.
Siamo soddisfatti perché con la raccolta di firme di 10 anni fa abbiamo contribuito a far celebrare il processo Rostagno. Siamo soddisfatti perché con il nostro appello ai Senatori della Repubblica di 2 anni fa abbiamo contribuito all’inserimento del reato di depistaggio nel nostro ordinamento giuridico.
Siamo soddisfatti perché abbiamo dimostrato che quando i cittadini si mettono insieme per raggiungere un obbiettivo giusto, nulla
li può fermare”.
“La cosa importante è mantenere vivo il senso di comunità, la voglia di stare insieme, da protagonisti, da cittadini responsabili.
Ecco perché, anno dopo anno, ci riuniamo il 26 settembre, per rinnovare la memoria del nostro concittadino Mauro Rostagno, vittima di mafia; questo è il contributo che “Ciao Mauro” può offrire per costruire una memoria condivisa, indispensabile per farla finita con le mafie e con i suoi addentellati politici ed economici”.