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Cgil. Per il Mezzogiorno, per il lavoro. Una giornata intensa, scoppiettante, conclude la “Tre giorni”

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Appello per l’approvazione del codice antimafia. Il richiamo a Pio La Torre. I media innescano il silenziatore. Vergogna

Di Alessandro Cardulli

 

Una  giornata intensa, scoppiettante, piena di eventi chiude la “tre giorni” della Cgil a Lecce. Si parte dal Mezzogiorno per delineare un grande progetto nazionale, una programma di iniziative, di lotte per il lavoro, l’uguaglianza, la coesione sociale. Tre giornate, precedute da una quarta nel corso della quale si è svolta l’Assemblea generale della Confederazione. Un programma talmente intenso e pieno di iniziative che hanno spaziato anche nel mondo dello spettacolo, della cultura, con ospiti ministri, parlamentari, presidenti di Regioni, sindaci, perfino quella di Roma che, si dice, non gradisca prendere parte ad eventi di questa natura, confrontandosi con proposte, progetti, di un sindacato come la Cgil. Un programma talmente intenso, dicevamo, che i giornalisti o sono rimasti impauriti dalla massa di lavoro che gli si prospettava o hanno ritenuto di non scrivere niente. Scherzi a parte, i media, i giornaloni, televisioni e radio, hanno pressoché ignorato l’evento. Non vogliamo credere che sia stata una scelta editoriale, sarebbe un fatto molto grave.

La disinformazione segnale pericoloso, un vulnus nella società democratica

Ma ignorare ciò di cui discute un sindacato che conta quasi sei milioni di iscritti  è un segnale pericoloso, l’informazione che non informa rappresenta un vulnus molto grave in una società democratica. Certo è difficile seguire tanti eventi  ma volere, come si dice, è potere. Significa che non si voleva. L’evento è stato concluso da Susanna Camusso, segretario generale della Cgil con una intervista  sul palco costruito in una piazza Sant’Oronzo condotta da Ferruccio De Bortoli. Ne daremo notizia così come di altri dibattiti con qualche ritardo. Non si tratta di notizie di cronaca che si bruciano in poche ore ma di proposte, iniziative, progetti che fanno parte del dibattito, del confronto, che caratterizza, o dovrebbe, la vita del Paese con problemi che riguardano milioni di persone. La  giornata  conclusiva della “tre giorni” è iniziata al mattino, Officine Cantelmo, nel centro storico della città con una Lectio magistralis a cura del professor Antonio Casilli, ricercatore presso il Centro Edgar Morin (Echess) a Parigi sul tema “Intelligenze artificiali digita labor”. Sempre alle Officine Cantelmo uno degli eventi più attesi di questa giornata conclusiva che vede a confronto su “Politica industriale, cosa del ‘900?” Alberto Bombassei, parlamentare, presidente della Brembo, produce freni drenanti, con 35 fabbriche in tutto il mondo, già vicepresidente di Federmeccanica poi di Confindustria. Attualmente deputato, fa parte del gruppo misto, è stato eletto con la lista Monti, poi in Civici e innovatori con Michele Emiliano, presidente Regione Puglia e Maurizio Landini, segretario confederale Cgil. Alle 18 al Castello Carlo sul tema “Union, diritti in piattaforma” si confrontano Giorgio Airaudo, parlamentare di Sinistra Italiana, John Hendy, avvocato, Claudio Soldà, direttore Csr & Public Affairs Adecco, Tania Scacchetti, segretario confederale Cgil.

A confronto presidente di Confindustria ed Epifani, deputato di  Articolo 1

Il terzo dibattito a conclusione della giornata  mette a confronto  sul tema “ La fine del lavoro?” Vincenzo Boccia, presidente Confindustria, Guglielmo Epifani (Articolo1-Mdp), presidente Commissione Attività produttive Camera dei Deputati, Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali e Franco Martini, segretario confederale Cgil. Sempre per quanto riguarda i dibattiti segnaliamo: Il lavoro migrante tra accoglienze e diritti. La Legge 199 contro lo sfruttamento e il caporalato, le sue ricadute in termini di integrazione, accoglienza, rispetto dei contratti a cura di FLAI CGIL. Partecipa Giovanni Mininni, segretario nazionale Flai Cgil. Testimonianze di lavoratori e lavoratrici: Gaye Khadim, Flai Calabria, Sissoko Morimakan, Flai Puglia, Harchirch Samir, Flai Campania, Sempre nella mattina la presentazione del  libro La Città dell’acciaio a cura di Fiom Cgil. Partecipano Alessandro Portelli, autore del libro e Francesca Re David, segretario generale Fiom.

La gestione dei beni  sottratti ai mafiosi deve funzionare

A conclusione riportiamo  ampi stralci del dibatto su “Legalità e partecipazione” di piena attualità visto che il prossimo 25 settembre il.  Parlamento dovrà approvare il Codice Antimafia. “Siamo stanchi di aspettare”, l’appello lanciato da Giuseppe Massafra, segretario confederale Cgil. Sul palco con lui la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi e il ministro della Giustizia Andrea Orlando tutti concordi sulla necessità di portare a conclusione un percorso importante, partito da una legge di iniziativa popolare (“Io Riattivo il Lavoro”) fortemente voluta dalla stessa Cgil, insieme ad altri soggetti dell’associazionismo, come Libera. “Dobbiamo far sì che la grande intuizione di Pio La Torre di 35 anni fa funzioni non solo per la fase di aggressione ai beni mafiosi, ma anche per quella della gestione da parte dello Stato – ha detto il ministro Orlando – e per questo diventa importante dotare l’Agenzia nazionale dei beni confiscati delle risorse necessarie, anche in termini di competenze e professionalità, per valorizzare questo grande patrimonio”. Si tratta di circa diecimila aziende con 200 mila lavoratori che non possono essere lasciate soli. Rosy Bindi, rivolta ad Orlando, ha fatto presente che “sarebbe importante che, insieme all’approvazione del Codice Antimafia, nella prossima legge di Bilancio vengano previsti anche dei fondi per la ristrutturazione degli immobili e per il funzionamento delle aziende confiscate. Perché – ha affermato  la presidente dell’Antimafia – se non ci si investe, questo grande patrimonio non dà i frutti che potrebbe dare”.

Il richiamo a Pio La Torre. Anche quando sembra insormontabile la mafia si può sconfiggere

Riferendosi alla legge sul caporalato Orlando, ad un anno dalla sua entrata in vigore, ha affermato: “Funziona perché non si limita all’inasprimento delle pene, ma individua una filiera di responsabilità, soprattutto per le imprese perché è evidente che chi compra i prodotti derivati dallo sfruttamento, che poi in alcune realtà è vero e proprio schiavismo, sa benissimo cosa sta comprando”.

Il lavoro va rimesso al centro, la sua assenza favorisce il ricatto morale verso i deboli

Ma se le leggi sono importanti, c’è un livello più alto della sfida a criminalità e illegalità. “Se vogliamo combattere le mafie serve occupazione, e buona occupazione –  ha  affermato Rosy Bindi – per questo non ho condiviso e votato le leggi degli ultimi anni che pensavano di rilanciare il lavoro comprimendo i diritti”. Una ricetta sbagliata secondo la presidente dell’Antimafia, che invece invita a “riprendere quel percorso di emancipazione del lavoro partito da Portella della Ginestra e non ancora finito e che, anzi, nella fase attuale rischia di fare qualche passo indietro”. E anche Giuseppe Massafra ha richiamato Pio La Torre che diceva: “Anche quando la mafia sembra un’onda insormontabile, in realtà la si può sconfiggere, ma è necessario farlo insieme. E allora il lavoro va rimesso al centro. Il lavoro per uscire dall’oppressione, perché la sua assenza favorisce il ricatto morale verso i deboli e quindi l’illegalità”.

Da jobsnews

 


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