Due volte vittime. Per avere subito violenza sessuale di gruppo e dover subire in seguito anche quella di un giornalismo senza scrupoli che pubblica la trascrizione dei verbali con i dettagli più raccapriccianti dello stupro. È quello che ha fatto il quotidiano Libero con un articolo a sei colonne sugli stupri di Rimini a una turista polacca e a una transessuale peruviana.
Non si può invocare il diritto di cronaca di fronte a una palese violazione della deontologia professionale che con il Testo unico dei doveri del giornalista impone loro, a tutela della dignità della persona, di non “soffermarsi sui dettagli della violenza”.
Un giornalismo che decide di divulgare, nel dettaglio, tutti i particolari, anche i più intimi, della brutale aggressione, vuole ammiccare alla curiosità morbosa dei lettori e far leva sul sensazionalismo, incurante del diritto delle vittime alla privacy e del rispetto dovuto alle vittime. Che si trovano a subire un ulteriore atto di abuso nella loro sfera intima.
L’indignazione che l’articolo ha suscitato, registrata anche dai social media, mostra che la misura è colma. Che la società è stanca di dover combattere anche con un giornalismo che nel linguaggio, e quindi nella sostanza, non rispetta le donne. Di fronte al bollettino quotidiano di donne uccise, picchiate, aggredite è necessario un giornalismo responsabile, corretto e rispettoso, anche nel linguaggio che usa, della dignità delle donne. Che non faccia sensazionalismo e voyeurismo solo pensando di vendere più copie. Articoli come quello di Libero non sono più ammissibili.
Le Commissioni pari opportunità della Fnsi, dell’Ordine e dell’Usigrai e l’Associazione GiULiA Giornaliste hanno presentato un esposto agli Ordini della Lombardia e del Lazio, per le rispettive competenze, chiedendo di accertare le violazioni deontologiche dell’articolo in questione con l’apertura di un procedimento disciplinare.
Commissione pari opportunità Fnsi
Commissione pari opportunità Odg
Commissione pari opportunità Usigrai
Associazione GiULiA Giornaliste