Che i fascisti siano tali lo si sa dai tempi del ventennio. E come all’inizio del ventennio, i loro epigoni hanno già preso di mira il clero conciliare quasi quarant’anni fa, nella convinzione che una Chiesa che non si pieghi al tradizionalismo autoritario di “Dio, patria, famiglia” sia il principale pericolo per loro. Ma questo riguarda i fascisti, da sempre. Oggi, che non siamo nel ventennio, la vera domanda è un’altra: e la si coglie chiaramente se si considera l’antefatto: la diocesi di Pistoia è sollecitamente intervenuta a difesa del parroco intimidito dagli squadristi perché si è permesso di portare in piscina dei giovani migranti: per questo gli squadristi di Forza Nuova hanno annunciato che avrebbero presidiato la funzione che quest’oggi, alle 11, avrà luogo nella sua parrocchia, per “vigilare sulla dottrina”, cioè che non parli di un certo Gesù, del suo “ero straniero…” ma del loro “Dio, patria, famiglia”.
Il vescovo così ha disposto che con don Biancalani quest’oggi ci sarà, a presiedere la celebrazione eucaristica, il suo ausiliare, visto che lui aveva già altri impegni, ma ha comunque disposto la massima garanzia diocesana che don Biancalani possa liberamente pronunciare la sua omelia. La domanda dunque è: in Italia c’è ancora la libertà di culto? E’ questa competenza della sola questura? La libertà di culto comporta la possibilità di professare liberamente il proprio credo. Il ministro dell’interno, per ribadire l’estrema importanza di questa certezza, o sicurezza se si preferisce, riterrà di essere presente alla funzione? Invierà un proprio delegato, un proprio alto rappresentante, come ha fatto il vescovo?
La questione diviene importantissima perché il credo cattolico, per definizione universale, è un credo centrato sull’ospitalità per lo straniero, l’affamato, l’assetato. Lo dice il fondatore della fede cristiana, Gesù Cristo. Se su questo tema fondante e dirimente per il cattolicesimo, come conferma dal 2013 Papa Francesco, i pastori non fossero liberi di esprimersi, sarebbe di una gravità inaudita, visto che umori xenofobi si diffondono a macchia d’olio. Umori xenofobi, umori notoriamente antisemiti, che incontrano umori islamofobi, volendo proibire loro quella libertà di culto e la libertà religiosa che nel nostro Paese non dovrebbe essere minimamente in discussione. Per questo la cosa importante da valutare non è, come molti hanno fatto, il sostegno diocesano a don Biancalani. E’ il sostegno dello Stato Italiano al principio di “Libera Chiesa in libero Stato”. Un principio messo pericolosamente in discussione in questi giorni quando si è accusato Papa Francesco di ingerenza negli affari interni italiani per essersi espresso a favore dello ius soli. Che una Chiesa cattolica, cioè universale, sia a favore dello ius soli, che riconosce la cittadinanza di un Paese a chi lì è nato, appare ovvio. Non a caso negli Stati Uniti, dove la Bibbia è di casa in occasione degli insediamenti dei presidenti, è proprio così, senza esamini o vincoli. Il problema è ritenere una libera espressione del pensiero da parte del vescovo di Roma un’intromissione negli affari italiani. L’intromissione ci sarebbe stata se il papa avesse chiesto ai deputati cattolici, o ai partiti cattolici di pronunciarsi in tal senso o di votare in tal senso. Come è accaduto in altre circostanze. Questa è intromissione, come è stato per esempio in occasione di pronunce parlamentari, o referendarie, con appelli a parlamentari, ministri o elettori cattolici. Ma che il papa non abbia il diritto di dire che lui è per lo ius soli, o contro l’aborto, o contro la poligamia appare francamente incredibile. Cosa potrebbe dire allora il papa? Se questo ragionamento, espresso da giornali e leader politici autorevoli dovesse prendere piede, il papa dovrebbe dirsi ospite di un paese che non garantisce la libertà di espressione alla massima autorità del cattolicesimo. Speriamo non si debba vedere anche questo.