Ci sono voluti decine di migliaia di arresti arbitrari di persone, tra cui 170 giornalisti, sospettate di legami con Fethullah Gulen, presunto ideatore del tentato golpe del luglio 2016 in Turchia, una serie impressionante di violazioni dei diritti umani e il licenziamento ingiustificato di 160 mila dipendenti pubblici. Ma alla fine anche dall’Europa è arrivato qualcosa di più di un semplice monito nei confronti del presidente Recep Tayyip Erdogan. Questa volta è un aut aut forte, deciso.
Il commissario dell’Unione europea per le Politiche di vicinato e allargamento Johannes Hahn ha proposto un cambio di rotta, già inoltrato e recepito a Bruxelles, nelle trattative dell’ingresso della Turchia nell’Unione
Commentando il mandato di cattura internazionale in Spagna nei confronti dello scrittore e giornalista turco-tedesco Doğan Akhanli, poi liberato, ha evidenziato come “sia arrivato il momento di discutere con gli stati membri su quali conseguenze ci debbano essere rispetto a questo comportamento. Stringere le spalle alla lunga non è una strategia”.
Se Dogan è stato scarcerato, resta in detenzione Hazma Yalcin, fermato il 3 agosto all’aeroporto di Barcellona dalla polizia catalana sempre in esecuzione di un avviso di cattura internazionale per presunte ‘offese’ al presidente turco.
Il giornalista, che risiede in Svezia e ha la doppia nazionalità, era in procinto di salire su un aereo per Londra dopo avere trascorso qualche giorno di vacanza a Barcellona. E’ detenuto in un carcere spagnolo in attesa della formalizzazione di una richiesta di estradizione di Ankara
Il suo fermo ha provocato le proteste di Reporter senza Frontiere, della Federazione Internazionale dei Giornalisti e dell’Associazione degli scrittori Pen che hanno chiesto all’unisono la sua scarcerazione.
Proprio in seguito a questi due casi il commissario europeo ha sottolineato che gli arresti e i rilasci “non fondati giuridicamente” mostrano che la Turchia non ha la volontà di rivedere il corso politico che la porta sempre più lontana dall’Europa e dunque il confronto tra le parti è “de facto congelato”.
Ma le minacce di uno stop alle trattative per l’ingresso nell’Unione non sembrano destare preoccupazione, tantomeno dispiacere, in Erdogan e il suo governo che continuano a portare avanti azioni repressive della libertà di pensiero e di informazione che dopo il fallito colpo di Stato si sono ulteriormente inasprite.
Anche ieri la polizia turca ha eseguito una raffica di arresti, tra cui quello dell’ex portiere della nazionale di calcio Omer Catkic prelevato dalla sua abitazione di Istanbul. Per lui e gli altri fermati nell’ultima retata l’accusa è di legami con la presunta rete golpista gulenista.
Il blitz è stato compiuto su ordine della procura della metropoli sul Bosforo, che accusa il 42enne ex giocatore di aver utilizzato l’app di messaggistica per smartphone ByLock, impiegata secondo gli investigatori da decine di migliaia di membri dell’organizzazione eversiva per scambiarsi informazioni criptate.
Dopo il putsch fallito la scorsa estate, diversi calciatori sono stati arrestati o risultano ricercati, tra cui l’ex bomber della nazionale Hakan Sukur, che ha chiesto asilo negli Usa.
Nei giorni scorsi era stata la procura di Ankara a emettere mandati d’arresto nei confronti di 119 persone, di cui quaranta già eseguiti. A
Tra i 170 giornalisti in prigione anche il corrispondente del quotidiano tedesco Die Welt, di origini turche, Deniz Yucel.
L’ambasciatore della Germania in Turchia Martin Erdmann lo ha incontrato ieri e nonostante fosse “psicologicamente provato” lo ha trovato in buone condizioni.
Yucel è in carcere dal febbraio con l’accusa di “propaganda terroristica” e di “istigazione della popolazione”.
Si tratta della seconda visita del diplomatico al corrispondente di Die Welt dopo quella del giugno scotti scorso.
Yucel è uno dei 22 cittadini tedeschi fermati in Turchia dal 15 luglio 2016, tra cui l’interprete e giornalista con doppia nazionalità Mesale Tolu, arrestata ad aprile con la solita accusa di appartenere a una organizzazione terroristica e di fare propaganda del terrorismo.
L’inizio del processo è fissato per l’11 ottobre e i giudici a cui si sono rivolti i suoi avvocati non si sono ancora espressi sulla richiesta di scarcerazione.
La giornalista è rinchiusa in un carcere femminile di Istanbul insieme al figlio di due anni.
L’ambasciatore tedesco dovrebbe incontrare nei prossimi giorni sia lei che l’attivista Peter Steudtner, arrestato il mese scorso insieme alla direttrice della sezione locale di Amnesty International Idil Eser.
La Germania teme che possa esserci un ripensamento in merito alle prossime visite programmate prima dell’escalation di tensioni tra Ankara e Berlino seguita alla richiesta di estradizione dello scrittore Akhanli inoltrata dalla Turchia alla Spagna.
Richiesta, come vi abbiamo già raccontato, che ha finalmente scosso gli imbalsamati vertici europei.