Stefano Benni: semplicemente il genio. La grandezza, la raffinatezza, il prestigio e la meraviglia di una penna fra le più felici del nostro panorama letterario che compie settant’anni e si può dire, a ragion veduta, che abbia speso l’intera esistenza a far sognare e riflettere i suoi tanti lettori.
Lo apprezzavo da adolescente, quando sferzava con dei sapidi articoli satirici le guerre e le menzogne di Bush, trasformando la sua W. in Wehrmacht e rendendo ben visibile l’abiezione che si celava dietro ai conflitti in Afghanistan e in Iraq, e ho continuato ad apprezzarlo da adulto, proprio perché non ha mai smesso di regalarci un barlume di serenità. Leggendo Benni, infatti, si ha sempre l’impressione che sia possibile costruire un mondo più giusto, che non ci si debba per forza rassegnare alla barbarie, che abbia ancora un senso il concetto di speranza, che sia lecito guardare al domani con ottimismo e che valga ancora la pena battersi e credere in qualcosa; in poche parole, che questo dannato mondo contemporaneo abbia ancora una possibilità di salvezza, al di là della pessima classe dirigente che lo amministra un po’ ovunque.
Benni ha inventato uno stile di scrittura pressoché inimitabile, il cui predecessore più illustre può forse essere considerato Calvino, in quanto riesce a coniugare la raffinatezza delle riflessioni ad una levità delle parole e delle argomentazioni che rende gradevoli anche analisi che, compiute da altri, probabilmente avrebbero annoiato.
Negli anni, inoltre, è stato capace di condurci alla scoperta di universi inesplorati, di metterci in guardia dalle derive cui stavamo andando incontro con inconsapevole superficialità, di rendere più gradevoli le nostre faticose giornate e di costituire, in ogni circostanza, una stecca nel coro del conformismo ciarliero, facilone, fastidioso e costantemente asservito al potere tipico dei cantori ufficiali di quest’epoca senza valori.
E poi, se c’è una cosa che proprio lo scrittore bolognese non sopporta è la retorica da strapazzo, comune a tutti coloro che non hanno niente da dire e, per questo, impiegano fiumi di parole inutili per celare la propria pochezza.
Sarebbe troppo lungo star qui ad elencare i titoli dei suoi successi né credo che il nostro apprezzi gli elenchi superflui e qualsivoglia forma di piaggeria.
Probabilmente, se fosse qui accanto a me, mi direbbe di chiudere, di smetterla e di passare ad altro, dopodiché farebbe altrettanto ed ecco che avremmo un altro gioiellino da leggere e regalare alle persone cui vogliamo veramente bene.
Per fortuna, pur non essendo qui, credo che sia comunque all’opera, pronto a prenderci per mano e ad indicarci una strada alternativa rispetto ai sentieri battuti da tanti ciarlatani che si affannano con la propria miseria lungo le affollate piste della crudeltà gratuita e della competizione senza regole né dignità.
Benni no: lui ha scelto di essere una persona perbene e, caso assai raro, vi è riuscito alla perfezione. Da qui la nostra stima e la nostra gratitudine.