Può diventare uno strumento a difesa della libertà di informare ma anche della qualità dell’informazione resa e del rispetto del Contratto. Il dibattito sull’esigenza di una scorta mediatica per colleghe e colleghi minacciati aperto dal furto di informazioni in casa del collega Paolo Borrometi, da tempo sotto scorta e nelle mire della mafia dei mercati ortofrutticoli di Ragusa, deve tradursi in qualcosa di concreto al più presto. La proposta, lanciata da Giuseppe Giulietti, deve impegnare il Coordinamento di Istituti ed Enti della categoria giornalistica, organismo finalmente previsto dallo Statuto della Fnsi. Ne abbiamo bisogno per più di una ragione: oltre a illuminare storie personali e lavoro di colleghe e colleghi sottoposti a minacce o intimidazioni da mafie o potentati di turno, una scorta mediatica che veda presenti tutti i nostri istituti ed Enti di categoria garantirebbe deontologia e rispetto del Contratto in tutte le sue declinazioni, compresi gli aspetti previdenziali e assistenziali.
Troppo spesso i più esposti alle minacce nel nostro lavoro sono soggetti contrattualmente fragili, altrettanto spesso vengono abbandonati da editori spaventati davanti a una “grana” in più da gestire. Dare certezze anche sul rispetto delle regole contrattuali amplificherebbe il valore di quel singolo diritto di informare, finito sotto minaccia perché indaga su fatti che qualcuno vorrebbe veder scivolare sotto il livello di attenzione uscendone sminuiti. Il lavoro di chi raccoglie informazioni e le rende pubbliche attraverso l’esercizio della professione giornalistica non è mai stato più fragile di oggi. Alle minacce malavitose si aggiungono le più eleganti, ma non meno insidiose, querele temerarie e il tutto in un quadro complessivo di instabilitá occupazionale, stati di crisi, fallimenti di intere imprese editoriali, tagli occupazionali nelle redazioni, mancate sostituzioni di colleghi pensionati, fino all’utilizzo a pioggia dei contratti di solidarietà. Un ventaglio di fattori negativi che spinge un vento velenoso addosso a tutti, non solo ai giornalisti ma anche ai cittadini e a loro diritto, sancito dalla Costituzione, di essere correttamente informati. L’allarme percepito dal presidente del Senato Pietro Grasso, non a caso un uomo che le mafie le ha combattute e le conosce, deve essere raccolto per primi da noi, da tutte le nostre istituzioni che rapprendano un sistema di tutele deontologiche e contrattuali unico in Europa. Proprio per la complessità del tema e per il valore della posta in gioco il Coordinamento degli Istituti ed Enti deve entrare in gioco dettando regole che diano continuità alle scorte mediatiche per quanti vengono minacciati. “Scorta mediatica” è un’immagine di notevole impatto retorico, deve diventare un’occasione di difesa del nostro lavoro e del valore che rappresenta per i cittadini.