“Qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura. Perché credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”. Le parole di Sandro Pertini, nel discorso alla nazione dopo il terremoto in Irpinia nel 1980 sono ancora attuali 37 anni dopo nel giorno in cui ricordiamo i morti di Amatrice, Accumoli, Pescara e Arquata del Tronto, e dei tanti comuni e frazioni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo che spesso dimentichiamo ma che hanno pagato un prezzo altissimo di vite umane, case, strade, economie distrutte.
Trascorriamo la notte di Amatrice seguendo una veglia che illumina le strade con le fiaccole portate in mano dai tanti che in questi dodici mesi hanno dato il loro contributo per non lasciare soli i familiari delle vittime e per non disperdere comunità intere straziate dal terremoto.
Ci sono i vigili del fuoco, la protezione civile, e i tanti corpi dello Stato che hanno praticamente spostato la loro residenza nelle città colpite dal terremoto per sostenere le popolazioni. Ci si conosce tutti ormai qui ad Amatrice. Familiari delle vittime, istituzioni, volontari e i tanti giornalisti che hanno deciso di non spegnere i riflettori e tenere alta l’attenzione tutto l’anno per verificare la gestione del post terremoto: lo spostamento delle macerie, l’abbattimento degli edifici pericolanti, la consegna delle casette, la riapertura di attività commerciali e l’avvio di iniziative sociali e culturali affinché le comunità potessero avere luoghi comuni dove ritrovarsi per parlare, per vedere un film, per affrontare insieme un trauma che in ogni caso sarà difficile da superare.
Alle 3.36 hanno risuonato le campane. 239 rintocchi, uno per ogni vittima. Le vittime di Amatrice erano 238 ma hanno deciso di aggiungerne una alla lista. E’ Marco, un volontario della protezione civile che dopo aver esaminato lo stato di alcuni edifici colpiti dal terremoto nel viaggio di ritorno a casa ha perso la vita in un incidente stradale. E poi c’è Camilla, il cane dei vigili del fuoco che ha consentito di salvare molte donne e uomini sotto le macerie e che è morta nel giugno scorso mentre nel savonese cercava una persona dispersa. Oggi hanno eretto una statua in suo onore.
Amatrice non dimentica le sue vittime e i suoi eroi civili.