Un’onda pacifica, popolare, solidale. Mezzo milione di persone in marcia per ribadire che Barcellona non ha paura del terrorismo e che l’unica risposta possibile alla violenza resta la pace. Ma quella che ha attraversato ieri il Passeig de Gracia non è stata propriamente una manifestazione. È stata una sfilata silenziosa. Una passeggiata della gente comune, dei cittadini vecchi e nuovi di una città che vuole continuare a sentirsi aperta, senza muri. In mano le rose gialle, bianche e rosse, come i colori della città, in testa alcuni concetti semplici:
“Questa città resterà aperta ed ospitale, qui c’è posto per chiunque rispetti le regole” mi ha raccontato una professoressa di storia, in cammino col marito “una strage non cambierà la nostra vita”. “Sono orgoglioso della risposta della città” dice uno studente in marcia con i compagni arrivati da mezza Europa per il progetto Erasmus “restando uniti passeremo qualunque tempesta”. Mentre poso il microfono, il gruppo di ragazzi abbraccia tre giovani donne musulmane, in marcia con i figli in passeggino ed un grande cartello bianco, con la scritta “No Tinc Por”, “non ho paura”.
Ad aprire il corteo la gente della Rambla. Tassisti, negozianti, la polizia catalana, gli albergatori, i medici e i ristoratori che per primi portarono soccorso ai feriti dopo gli attacchi. È la loro giornata.
Qualche fila più indietro il Filippo VI, il governo Rajoy al completo, le autorità catalane. Non mancano fischi al Re e all’esecutivo: non solo per la causa indipendentista (il 1 Ottobre si vota un controverso referendum sull’autonomia), ma anche per gli investimenti del governo negli armamenti. Tanti gli italiani. Rita, veneta di religione musulmana, era sulla Rambla durante l’attacco. Ha deciso di rimanere a vivere qui a Barcellona. “Il rischio c’era, il rischio ci sarà. Andarsene non risolve nulla”. Un’opinione condivisa dalla sindaca di Barcellona Ada Colau, che ha fortemente promosso questa manifestazione. Un tavolo tecnico stabilirà se è necessario installare ostacoli di cemento per proteggere i luoghi sensibili della città, ma “la nostra forza” dice Colau “è questo modello di società inclusiva, multiculturale e aperta.
La minaccia non cambierà il nostro modo di vivere”. Un invito a ripartire dall’unità, dopo gli attacchi. Finita la marcia, le settantamila rose offerte dai fioristi della città ai manifestanti finiscono sulla Rambla. Sui memoriali delle vittime. E sulle camionette della polizia, sommerse di fiori e di colori. Quel “No Tinc Por”, il “non ho paura” di intera comunità, passa in fondo anche da qui.