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Migranti. Roma specchio di un’Italia che si scopre sempre più insofferente. E intollerante

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“Non creiamo opposte fazioni”, dice il responsabile della Croce Rossa del centro di accoglienza al Tiburtino III a Roma dopo la rissa tra un immigrato eritreo e una donna del quartiere che rischia di sfociare in un accoltellamento. E la Capitale d’Italia diventa specchio di un paese che si  scopre sempre più insofferente verso chiunque abbia un colore di pelle diverso dal bianco.
Aumentano così i segni di intolleranza e le aggressioni ai migranti, ai centri che li accolgono e a chi li sostiene nel loro infinito viaggio verso un’agognata vita senza persecuzioni. Mentre si susseguono sgomberi forzati a Roma con gli sfollati in tendopoli davanti ai portoni delle chiese, Milano fa un censimento delle abitazioni abitate abusivamente, Ventimiglia resta luogo di frontiera dove  si continua a morire cercando di superare il confine, a Torino si scoprono luoghi di vita sotterranea in vecchi palazzi occupati da centinaia di rifugiati  che ci vivono e ci lavorano nascosti come topi nei piani interrati senza corrente elettrica e al Sud migliaia di braccia straniere si chinano a raccogliere i prodotti di campo del momento. Intorno sempre l’ombra del racket degli affitti e del lavoro nero.

Sul tema immigrazione il nostro paese sembra davvero al limite della tenuta della democrazia come nei peggiori incubi del nostro ministro dell’Interno Marco Minniti che con il piano italiano per il contenimento dei flussi – che ottiene il plauso di mezza Europa – sta portando i suoi risultati con un drastico calo di sbarchi rispetto all’anno scorso. Gli ingressi dalla Libia scendono infatti del 7% rispetto allo scorso anno con poco meno di 99mila ingressi nei primi otto messi dell’anno, dopo una radicale riduzione nei mesi di luglio e agosto seguita agli accordi tra il nostro governo e parte delle fazioni libiche. Un prezzo che l’Italia e l’Europa per ora stanno pagando con milioni di euro ma che pagano sulla loro pelle per ora solo migranti, profughi e possibili rifugiati, tuttora prigionieri nei centri di detenzione libici: quelli che c’erano già e quelli che vengono riportati indietro dalla guardia costiera locale dopo essere stati scaricati a mare dai trafficanti. Urgente l’invio sul posto delle organizzazioni umanitarie internazionali a vigilare sul minimo essenziale rispetto dei diritti di persone di cui nessuno vuol sentire parlare.

Ma il prezzo più alto lo pagano quelli che restano nelle mani dei trafficanti per i quali sono diventati vuoto a perdere: gli ultimi salvati dal team di SOS Mediterranee e Medici senza frontiere sulla nave Aquarius hanno raccontato di fosse comuni che restano aperte finché non si sono riempite di cadaveri di chi non resiste alle torture e alla prigionia: tra loro anche i corpi di bambini e tante giovani donne.

Tutti concentrati sul fronte libico mentre altri mercanti di uomini cercano di aggirare l’ostacolo del blocco davanti la Tripolitania con vie meno battute partendo indisturbati dalla Tunisia con i barconi o dalla Turchia con i velieri. Viaggi più sicuri e più costosi. Con prezzi che variano dai tremila dollari a persona dalla Tunisia ai settemila dalla più lontana Turchia dove si imbarcano per lo più siriani, iracheni, afghani, pakistani, curdi, indiani e bengalesi.

Una barca con 50 persone frutta fino a 300mila dollari a viaggio. Con sbarchi in media due tre volte a settimana. Gli scafisti  per lo più russi e ucraini, riescono spesso ad aggirare i controlli dell’area Frontex e a lasciare su spiagge e scogli decine di immigrati che spariscono in poche ore quando non vengono rintracciati dalle forze dell’ordine incaricati poi dalle procure di procedere con le indagini su possibili soggetti pericolosi. Il gruppo Interforze comandato da Carlo Parini e coordinato dalla procura di Siracusa lavora senza sosta da mesi tra sbarchi e raccolta di preziose informazioni sul traffico e su possibili soggetti pericolosi infiltrati tra i migranti che potrebbero essere sfuggiti ai controlli. Così come la procura di Agrigento che da diversi giorni vede arrivare sulle spiagge della città dei Templi barche vuote con dentro i segni evidenti di viaggiatori fantasma. Di loro raramente si sa qualcosa. “Non è possibile escludere la presenza di terroristi”, dice preoccupato il procuratore capo Luigi Patronaggio. Una preoccupazione che le procure girano al nostro governo forse un po’ troppo concentrato sul solo fronte libico da dove sono arrivati il maggior numero di immigrati illegali negli ultimi anni: instillando negli italiani la paura che acceca.


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