Sono originari soprattutto di Damasco in Siria i 33 profughi (per metà minori) provenienti da Beirut e atterrati questa mattina a Roma-Fiumicino «ma c’è anche chi è fuggito da Tartous, Aleppo, Hama e Homs», così ricorda l’Agenzia stampa Nev che diffonde le comunicazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, l’organismo di chiese evangeliche promotrice dell’iniziativa ecumenica dei «Corridoi umanitari», promossa insieme alla Comunità di sant’Egidio e alla Tavola valdese.
Alcune delle trentatré persone si trovavano nel paese dei cedri già da qualche anno: «tant’è vero che tra i più piccoli tre sono nati in sistemazioni di fortuna in Libano» e tutti portano intorno al collo un distintivo: «Corridoi Umanitari» – contrassegnato dai loghi dei tre enti: Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Comunità di Sant’Egidio e Otto per mille delle chiese metodiste e valdesi.
Hanno toccato terra stamane alle 7, dopo essersi imbarcati questa notte a Beirut su di un volo Alitalia che li ha portati in tutta sicurezza e legalmente sull’altra sponda del Mediterraneo. Ad accoglierli con fiori e sorrisi il team di operatori e volontari di Mediterranean Hope-Fcei e della Comunità di Sant’Egidio. I nuovi arrivati – fatti i dovuti controlli, guidati ed istruiti dalla polizia di frontiera e affiancati dallo staff ecumenico – hanno potuto avanzare immediatamente la loro richiesta di protezione internazionale.
Il progetto, infatti, «permette a profughi particolarmente vulnerabili di accedere al diritto di chiedere asilo senza rischiare la vita in mare, e senza alimentare il business dei trafficanti», ricorda l’Agenzia Nev.
In un anno e mezzo sono giunti in Italia per questa via complessivamente quasi 900 persone con 15 voli: «Sono commosso – ha detto stamane il pastore Massimo Aquilante, già presidente della Fcei e colui che per primo decise di intraprendere l’idea dei «Corridoi» coinvolgendo San’Egidio e la Tavola valdese –, ho lavorato molto al progetto, poi, per motivi di fine mandato, non ho potuto vedere i frutti del progetto, e così da vicino come posso fare oggi, qui e insieme a voi. Il primo pensiero è di riconoscenza a Dio – ha proseguito Aquilante rivolgendosi agli ospiti appena giunti in Italia –. Vi vedo stanchi ma sereni. La morte non ha avuto l’ultima parola nel vostro dramma personale. Questo, non dobbiamo dimenticarlo. Nei prossimi mesi incontrerete tante difficoltà – ha detto ancora Aquilante –, dovrete imparare una lingua nuova, confrontarvi con una cultura diversa dalla vostra e gestire i vostri bisogni quotidiani in modo diverso da come siete abituati. Questo non sarà facile, sarà faticoso. Incontrerete anche il razzismo in Italia, che purtroppo è una realtà. Incontrerete difficoltà burocratiche e amministrative. Tuttavia, incontrerete anche tante italiane e italiani che vogliono un mondo più giusto. Dipenderà anche da voi diventare amici di queste persone e intraprendere un cammino comune per una migliore democrazia. Noi ci siamo – ha concluso Aquilante –, e continueremo a portare avanti la nostra battaglia, chiediamo a voi di fare altrettanto».
Alla conferenza stampa erano presenti per Sant’Egidio Daniela Pompei, il vice ministro degli esteri Mario Giro e per il ministero dell’interno Donatella Candura del Dipartimento libertà civili del Viminale.