Su cosa contano quelli che definiamo gli “squadristi della tastiera”? Sulla vergogna, perché se ad essere presa di mira è una donna, gli insulti sono spesso a sfondo sessuale; sulla paura, perché si evocano e minacciano violenze di tipo fisico.
Quando l’obiettivo è di sesso femminile, però, più che squadristi li definirei “stupratori della tastiera”, perché proprio come chi compie violenza di gruppo, queste persone si nascondono dietro il branco, si fanno forte della massa perché da soli non avrebbero il coraggio di pronunciare quelle parole, quelle minacce.
Il coraggio invece, deve averlo chi denuncia. In questo caso l’ha avuto Laura Boldrini.
Avrebbe potuto cancellare al volo gli insulti sulla sua pagina web, magari con un certo imbarazzo, e invece li ha pubblicati. E l’imbarazzo cresce invece in chi legge e per vari motivi.
In primis colpisce la violenza, fortissima, carica di odio, che al netto di credo politici divergenti è profondamente inaccettabile. E soprattutto incomprensibile.
E poi, il tipo di insulto, tutto dedicato alla donna, non al personaggio pubblico. Un atto di violenza che avrebbe voluto colpire nel personale per fare più male e invece ha sortito l’effetto opposto.
Parole di odio, lanciate come proiettili da persone nascoste dietro un monitor, proprio come in quel cyber bullismo che ha stroncato vite giovanissime mettendole alla gogna per puro divertimento, per frustrazione, per complessi di inferiorità. La stessa furia cieca che arma chi ha scritto i messaggi volgari e violenti alla Boldrini. La stessa frustrazione, la stessa voglia di sentirsi “qualcuno”, in questo caso insultando un personaggio pubblico e rappresentativo.
Stroncare questo malcostume è essenziale perché un imbarbarimento dei rapporti sul web corrisponde ad un imbarbarimento dei rapporti sociali sempre più sfilacciati e difficili. La realtà simil virtuale in cui si muovono queste persone che insultano è diventata ormai una realtà che corre parallela alla vita “vera” si intreccia con essa e la influenza fortemente. Tutto passa per il web, dalle notizie in tempo reale alla comunicazione via mail, ai social che uniscono vaste fette di popolazione. E allora se questa è la realtà, è indispensabile regolamentarla, dare regole, leggi e reagire alle ingiustizie e agli insulti proprio come faremmo nella realtà di ogni giorno. Non si può far passare l’idea che sia accettabile evocare una violenza sessuale, non si può considerare normale ricevere o lanciare insulti via web.
Come scrive Giuseppe Giulietti, il linguaggio dell’odio è il nuovo manganello mediatico. E le parole d’odio sono come un blob che si nutre di rabbia repressa, di frustrazione, di ignoranza che parla attraverso gli insulti grossolani e gratuiti. Non sembra vero a queste persone che vomitano offese, illudersi di avere il potere di far soffrire, di colpire qualcuno. E non è un caso che come spesso accade la frustrazione si rivolga in particolar modo verso le donne, con insulti sessisti.
Mi auguro che la decisione di Laura Boldrini di denunciare e rendere pubblici i nomi dei suoi molestatori sia di ispirazione per molte altre donne per le quali i social sono diventati un incubo. E’ triste pensare che un mezzo così potente e utile per la comunicazione e il dialogo e intrinsecamente democratico, venga utilizzato in modo così brutale.
E ancora più triste, scorrendo i post con le offese alla presidente della Camera, è stato leggere che certi insulti sessisti provengano anche da donne.Gli