In Italia il nome di Stephan Glass molto probabilmente non dice niente a nessuno. Negli Usa, invece, sanno benissimo che si tratta di un giornalista che negli anni Novanta inventava le sue storie, regolarmente pubblicate, pure con successo, ma ahimè di sana pianta. Glass, classe 1972, ha ispirato il film L’inventore di favole (2003), scritto e diretto da Billy Ray.
La pellicola racconta come può nascere una stella dell’informazione, crescere e colare a picco nell’iperuranio della storia del giornalismo se dietro a quello che si scrive non c’è verità. Si potrebbe dire che quella di Glass e delle sue favole è la storia di uno tra i più brillanti e cupi esempi di faker news dell’era del web 1.0.
Se andiamo indietro nel tempo, al 1517, anche Pietro Aretino e i suoi poemetti satirici, meglio conosciuti come “pasquinate”, avevano l’obiettivo e l’intento di screditare gli avversari di Giulio de’ Medici, a dimostrazione che si trattava sempre di notizie false e tendenziose, anche se scritte più di cinquecento anni fa. La lista di soggetti e strumenti di pubblicazione potrebbe essere lunga. Noi ci fermiamo alla domanda di base: che fare per non cadere nella trappola degli untori, dei delatori, dei “persuasori occulti” (cit. Vance Packard, I persuasori occulti, 1958) e dei costruttori di notizie false, bufale e fake news?
Un tempo i capi cronaca raccomandavano ai giovani giornalisti di “stare alla larga” dalle news allettanti dalle fonti incerte, di verificare sempre, magari con i colleghi più anziani, di chiedersi sempre e comunque cui prodest? Il web quotidianamente sputa fuori centinaia di post, tweet e link ogni ora che non danno tregua. Sulle fake news il dibattito è in corso. Nel maggio 2017 a Milano si è svolto un convegno dal titolo Fake news e allarme sociale: responsabilità, non censura. Il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana ha parlato di “battaglia culturale” da vincere contro le fake news e della necessità di non farsi “travolgere dalla fretta dell’informazione digitale perché arrivare per primi in rete è ormai un tema ossessivo”.
Il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani ha sottolineato che il fenomeno delle fake news “è esploso e non è più ignorabile” e che “va risolto nel più breve tempo possibile”. C’è anche stato un dibattito politico e sulla stampa nazionale ed estera ogni giorno si discute su come fronteggiare il problema delle fake news. I colossi del mondo digitale come Google e Facebook, più volte e a più riprese tirati in ballo, hanno annunciato contromisure. La multinazionale in mano a Mark Zuckerberg, Google e Google News hanno attuato delle azioni di “Fact-Checking” che fanno ben sperare perché danno la possibilità all’utente di capire se una notizia è “certificata” da fonte attendibile. La verifica delle fonti, anche sul web e sui social, resta l’unica arma assieme al giornalismo di qualità per contrastare le fake news e i fenomeni negativi di content farming