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Rita Atria. La sua lotta contro la mafia continua a vivere nei sogni di tante ragazze e ragazzi

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“Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare?”. Rita Atria ci credeva davvero, aveva trovato in Paolo Borsellino il punto di riferimento (vorrei a spingermi a dire “padre” nel senso affettivo che solo una persona de sud può comprendere) che cercava da sempre. Lo cercava dalla morte del padre, il mafioso Vito Atria.

Rita Atria ha trasformato il sentimento di vendetta, nato dopo la morte del padre, in una pura ricerca di giustizia, che l’ha portata ad una vera lotta contro la mafia, ma più in generale ad una lotta intestina e contro la sua terra, l’amata Sicilia. Una regione in cui l’omertà e la paura offuscano di nero la vita delle persone.
Rita si ritrova a pensare sempre più spesso a Paolo Borsellino dedicandogli  tante pagine del suo diario. Anche il giudice ormai la considera come una figlia e fa di tutto per andarla a trovare a Roma. In quei famosi  57 giorni dalla morte di Falcone, Borsellino va due volte a Roma a trovarla. “Chissà come sta la picciridda?” si chiedeva ogni qual volta i mass media davano brutte notizie. Il 19 luglio del 1992 purtroppo anche Borsellino salta in aria. Rita apprende la notizia dalla televisione.

È crollato il suo mondo. Lo “zio Paolo” non ci sarà più a difenderla da tutto e tutti. La giovane Rita si ritenne orfana, ancora una volta e pensò che tutto fosse finito. Le sue parole, ritrovate dopo il 26 luglio del 1992 (esattamente una settimana dopo la strage di Via d’Amelio), sono drammatiche e  fanno comprendere quale fosse la sua immagine di una terra che aveva abbandonato solo fisicamente ma per la quale lottava, confidando e testimoniando a Borsellino nomi e cognomi.

“Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici; la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”.
L’eredità di Rita Atria, anche grazie a Libera che ne tramanda la memoria, continua a vivere nei sogni di tante ragazze e ragazzi. Perché se è vero che alla notizia della sua morte in carcere a Palermo qualche mafioso festeggiò, è altrettanto vero che la vera vincitrice è chi, con il proprio esempio, continua ad essere d’esempio di coraggio e ribellione per tanti, cioè lei!

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