Ci sono momenti, situazioni, episodi che fanno la storia e la vita politica e sociale di un Paese.
Momenti in cui si supera una soglia, un punto di non ritorno; momenti in cui è necessario reagire, dove non si danno più opzioni, ma solo necessità.
A suo modo, quanto si è consumato in piazza del Pantheon lo scorso 20 giugno, durante una manifestazione in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, rientra in questa categoria.
In una piazza autorizzata un attivista, un legale, esperto di immigrazione, fa una critica dura e argomentata ai decreti Minniti-Orlando di recente conversione. La reazione delle forze di polizia presenti è immediata, altermine dell’intervento chiedono all’attivista di identificarsi. La piazza, sorpresa, protesta contro quello che, agli occhi di molti, è un abuso, una limitazione ed una violazione inaccettabile del diritto di espressione, della libertà di pensiero e di critica politica esercitata in modo pacifico, ma serio e determinato.
Al portavoce di Amnesty International (promotore della manifestazione) viene chiesto dalle forze dell’ordine – come testimoniano i video in rete – di “dissociarsi” dai contenuti dell’intervento. Altri quattro attivisti, che chiedevano spiegazioni in merito a quanto stava accadendo e le ragioni dell’identificazione, vengono a loro volta identificati.
Nei giorni successivi, la notizia ha un’ampia diffusione attraverso media e social network e, immediatamente, vengono presentate ben tre interrogazioni parlamentari – a tutt’oggi inevase – al fine di ricevere spiegazioni in merito alla vicenda.
Quello che poteva rimanere uno spiacevole episodio si è trasformato, dopo circa tre settimane, in qualcosa che non avremmo mai e poi mai pensato, una realtà ben più tangibile, un procedimento penale a carico dei cinque ragazzi.
I ragazzi identificati, infatti, hanno ricevuto la comunicazione da parte dei relativi commissariati di zona al fine di eleggere domicilio e nominare un avvocato. Il commissariato di Trevi Campo Marzio si è preso la briga di redigere un dettagliato verbale configurando ipotesi delittuose a carico dei ragazzi. “Vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate” per l’attivista che ha preso parola, “Violenza o minaccia a un pubblico ufficiale” per tutti. L’ultima condanna per il reato di vilipendio degli organi costituzionali risale agli anni ’70.
Crediamo sia fondamentale reagire in modo fermo e determinato a quanto è accaduto al Pantheon e quanto sta accadendo in Italia ed in Europa.
Gli spazi di agibilità democratica nel nostro Paese si stanno restringendo in modo sempre più preoccupante ed è grave ed inaccettabile la complicità tra un potere politico che si adopera con leggi liberticide e le forze dell’ordine che si sentono libere di agire senza alcun controllo, una provocazione costante nei confronti di chi protesta a viso aperto, alla luce del sole e pacificamente.
È necessario reagire ora e reagire insieme. Ogni spazio che viene sottratto al libero pensiero, alla critica, al dissenso, al confronto con i Governi e i loro provvedimenti, è uno spazio sottratto alla nostra libertà e al nostro futuro.
Il fatto che quanto accaduto si sia consumato proprio durante la Giornata Mondiale del Rifugiato e proprio nei confronti di un attivista che criticava l’impatto per la popolazione migrante e per gli ultimi nelle nostre città dei decreti Orlando-Minniti, non è casuale.
Sono proprio i migranti, gli emarginati, gli esclusi, i primi ad essere colpiti da questi due provvedimenti e, di conseguenza, chi si impegna pubblicamente per la tutela dei diritti di questi subisce repressioni ed intimidazioni.
Vi chiediamo, quindi, di sostenere questo appello in difesa del diritto al dissenso e della libertà di espressione, del libero pensiero e di critica, nel rispetto di quanto sancito dalla nostra Democrazia e dal nostro Ordinamento Costituzionale.
Vi chiediamo di sostenere questo appello come solidarietà ai ragazzi denunciati, dire simbolicamente “anche io mi denuncio”, perché se criticare il Governo o i suoi provvedimenti, che riteniamo essere ingiusti, è considerato vilipendio, allora siamo tutti colpevoli.
Ci vediamo giovedì 20 luglio alle 18.30 al Pantheon per dare vita ad un presidio in difesa della libertà di dissenso e di espressione: portate una frase, un sogno, un’idea, un cartello.
Per adesioni personali o collettive scrivere a iomidenuncio@gmail.com