Ribadiamo la necessità che la legalità sia rispettata e che le diverse opinioni siano espresse sempre considerando la dignità di ogni persona. Richiamiamo alla responsabilità ogni singolo cittadino e cittadina, anche in questo periodo di vacanza, per garantire il rispetto dei principi basilari di civiltà e umanità. Chiediamo inoltre a chi ne ha il dovere, in primis la Prefettura che è responsabile dell’accoglienza, di mettere fine a simili atti di violenza e di prevenirne di nuovi, e di impegnarsi seriamente in una gestione adeguata dell’accoglienza, che tuteli i diritti di tutti.
“Controlliamo e supervisioniamo tutti i loro movimenti, guardiamo chi entra e chi esce. Allertiamo le forze dell’ordine se qualcosa non va. Tutti collaborano compatti per un unico obiettivo: farli mollare.” Sono parole di Paola Reani, portavoce del comitato spontaneo costituitosi, con il sostegno di Verona ai Veronesi, a Roncolevà, piccola frazione del comune di Trevenzuolo, contro l’arrivo di 20 richiedenti asilo.
Sabato 1 luglio, i 20 ragazzi sono arrivati. Sono stati accolti da insulti, sia loro che gli operatori della cooperativa che gestisce la casa in cui sono ospitati. Nella notte del 30 giugno, che ha preceduto il loro arrivo, gli stessi soggetti del comitato spontaneo e di Verona ai Veronesi hanno organizzato un presidio nel vicino piazzale dell’azienda Squassabia, che ha concesso loro l’utilizzo dello spazio. Tale presidio è tuttora in corso. Nella stessa notte del 30 giugno, hanno lanciato pietre contro la casa, al punto che gli operatori sono stati costretti a barricarsi all’interno. L’auto del presidente è stata presa a pietrate, con cristalli distrutti e danni consistenti. Durante la notte di sabato 1 luglio, la prima notte che i richiedenti asilo hanno trascorso nella casa, si è assistito anche a scene che ricordano letteralmente i pogrom contro gli ebrei: gli stessi soggetti del comitato e di Verona ai Veronesi hanno puntato i fari contro la casa e nello specifico contro i richiedenti asilo, apostrofandoli come “scimmie”, e altri epiteti fortemente offensivi, oltre a intimare loro di lasciare la struttura.
Si sente spesso dire che l’ondata migratoria a cui stiamo assistendo, anche sul territorio veronese, porterebbe ad un aumento dell’illegalità nei nostri abitati. In questo caso sembra vero. Le parole di Paola Reani e gli atti sopra descritti vanno in questa direzione. Si tratta di atti violenti che violano pesantemente i diritti umani più basilari, che non sono degni di un vivere civile e che mostrano ancora una volta il lato violento e razzista di movimenti come Verona ai Veronesi che continua a definirsi non razzista, apartitico e apolitico.
Riteniamo doveroso, soprattutto in un caso di tale gravità, sottolineare con forza i fatti.
Da una parte ci sono 20 persone di cui non sappiamo nulla, se non che vengono da lontano, da Paesi da cui sono scappati per motivi di guerra, carestie e per l’impossibilità di condurre una vita dignitosa, probabilmente molto stanche dopo un lungo viaggio. Ci sono poi alcuni operatori di una cooperativa – che ha regolarmente vinto una gara di appalto della Prefettura – che fanno il loro lavoro con dignità. Queste persone sono barricate in casa da venerdì 30 giugno, con continui insulti, intimidazioni e danni alle loro proprietà.
Dall’altra parte c’è un gruppo di persone di cui sappiamo già molto: vivono a Verona e in vari Comuni della provincia, non rispettano la dignità dell’essere umano, hanno metodi violenti e illegali, hanno tirato pietre, distrutto un’automobile e insultato e credono che la loro opinione sui flussi migratori giustifichi tale violenza indiscriminata. Durante la manifestazione organizzata nella serata di lunedì 3 luglio, il presidio è stato appoggiato anche da alcuni sindaci che sono intervenuti a sostegno del comitato con un atteggiamento che riteniamo irresponsabile soprattutto da parte di un sindaco: il sindaco di Trevenzuolo e colleghi di Erbè, Pastrengo, Isola della Scala, Sant’Anna d’Alfaedo e di Castelbelforte (provincia di Mantova).
Sia lo Stato che la cittadinanza dovrebbero, senza indugi, prendere una chiara posizione e mettere in atto delle azioni di condanna rispetto a questa situazione, oltre che di prevenzione, considerando anche il recente rogo di una possibile struttura di accoglienza a Sant’Anna d’Alfaedo, nonché i tanti episodi di violenza che sono stati registrati negli ultimi anni da parte di Verona ai Veronesi. Nel caso di Roncolevà, le forze dell’Ordine non sono intervenute, hanno avuto un atteggiamento che ha sostanzialmente lasciato fare agli aggressori e solo dopo segnalazioni a Prefettura e Questura sono state quanto meno inviate forze dell’ordine della celere di Padova per presenziare la manifestazione di lunedì sera.
C’è bisogno urgente di riportare il pur necessario dibattito sui temi dell’immigrazione nell’alveo di una democratico confronto, senza prescindere, mai, dal fondamentale rispetto della persona e della legalità. Noi vogliamo fare la nostra parte perchè, come diceva Martin Luther King: “non abbiamo paura della violenza dei malvagi, ma del silenzio degli onesti”.
Antenne Migranti,
Verona che dialoga,
LasciateCIEntrare,
Melting Pot