C’è un’altra siccità che dura da decenni: quella della legalità al Sud. Ha inaridito gli investimenti locali e dissuaso quelli stranieri, se non per rare eccezioni fortemente sussidiate. Le mafie bruciano il lavoro vero e lo sostituiscono con quello nero. Quello che fanno anche i ragazzi che le statistiche registrano come né studenti, né lavoratori, né in formazione (Neet), quasi fossero gli “sdraiati” davanti alla tv, mentre sono gli invisibili nuovi schiavi dei visibili nuovi signori.
Se si toglie la criminalità diffusa nel Mezzogiorno, riparte anche l’economia, perché i cervelli ci sono, ma non sono protetti da regole osservate. E smetterebbero di andarsene.
Il Sud è fertile di risorse umane, ma manca la cultura della correttezza che ha bisogno di essere irrigata dalla legalità, soppiantata invece dalla pianta grassa della furbizia che ne fa a meno.
Una sinistra vera dovrebbe avere come priorità un Piano Straordinario di legalità per il Sud per restituire a questa parte del Paese la sua agibilità civile. Lo meritano tutte le persone che da anni si impegnano per questo scopo. Lo merita anche chi si è convinto che i criminali siano più forti dello Stato e non reagisce più, perché vede che dopo le belle parole nei convegni, vige sempre la legge del più forte.
Anche questa è lotta per la giustizia sociale.
Anche questo è “rimuovere gli ostacoli” che impediscono sviluppo e partecipazione della persona, come chiede la nostra Carta.
Iniziamo a chiamare “Cosa nostra”, “cosa loro”, con la minuscola come mafia e fascismo, i nemici della Costituzione.
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