80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Beppe Chiarante e l’etica della politica

0 0

Quando si parla di Beppe Chiarante, torna subito in mente la saggezza e il valore morale dei cattolici democratici che il PCI seppe accogliere e valorizzare grazie alla sua unicità nel panorama del comunismo internazionale.
Si parla di uno studioso e di un politico di rara intelligenza e umanità, capace di battersi sempre dalla parte degli ultimi e degli esclusi, di comprendere con lungimiranza la direzione verso cui stava andando il mondo e, spesso, di non accettarla e di combatterla con le armi della cultura e della buona politica.
Se ne è andato cinque anni fa, all’età di ottantatré anni, al termine di una vita intensa e spesa pressoché interamente in nome dei propri ideali e della propria concezione del mondo.
Già dossettiano e basista all’interno della DC, insieme a Galloni, Granelli e Marcora, in seguito ad un lungo percorso intellettuale, peraltro simile a quello compiuto da Fortebraccio, si avvicina al comunismo eretico, e potremmo dire quasi profetico, di Magri, divenendo successivamente direttore di Rinascita e di Critica marxista, rivista dell’ARS (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra) che contribuì a fondare e far decollare grazie al suo prestigio e alla sua straordinaria lucidità d’analisi.
Del periodo dossettiano ha portato con sé l’attenzione all’etica e ai temi sociali, un rispetto per le istituzioni oggi drammaticamente perduto, l’amore per il prossimo e la capacità di porre l’orecchio a terra, facendo della cosiddetta “maieutica dossettiana” una ragione di vita nonché la missione stessa del suo impegno politico.
Lo ricordiamo, a cinque anni dalla morte, negli stessi giorni in cui rendiamo omaggio allo storico presidente delle ACLI e del PPI Giovanni Bianchi, scomparso a sua volta troppo presto, a settantasette anni, lasciando un vuoto difficilmente colmabile in una sinistra mai come ora bisognosa di esempi, punti di riferimento e valori concreti su cui fondare la propria riscossa.
Abbracciamo idealmente due simboli di quel cattolicesimo adulto, ulivista e costruttivo che ha innervato una delle migliori stagioni riformiste che il nostro Paese abbia avuto la fortuna di vivere.
E in quest’addio, in questo ricordo, in questa straziante e fragile preghiera è racchiuso il rimpianto per due grandi uomini di pace, in grado, nel caso di Chiarante, di arrivare addirittura ad abbandonare il proprio partito in opposizione alla barbara guerra del Kosovo e all’onta che essa ha rappresentato per l’Italia.
Sarà dura portare avanti le loro battaglie e far nostro il loro esempio ma sappiamo anche che è l’unica possibilità che abbiamo per non sprofondare nella melma di un’epoca che ci saremmo tutti volentieri risparmiati.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.