Se il PD è diventato un partito di destra, serve fare una Sinistra vera. E’ questo il leitmotiv dell’appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari, che ha riempito il teatro Brancaccio, per il primo incontro dei Comitati per il NO. Quelli che hanno salvato la Costituzione e ora puntano ad applicarla. Rompe il ghiaccio Anna Falcone parlando subito di una sinistra ampia, “che non sarà somma di sigle ma convergenza di energie”, quelle che vengono dalla buona politica e dalla società civile. “Tante associazioni ci hanno chiesto di poter parlare, ma il tempo non c’è. Però ci teniamo ad avere il contributo più ampio possibile sulle cose da fare. Mandate le vostre proposte, le leggeremo, così come faremo con i moduli che vi abbiamo distribuito in sala, per conoscere le vostre priorità di programma”.
“Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge..” Montanari inizia il suo intervento leggendo l’art. 3 della Carta, perché “la Sinistra deve lottare prima di tutto per l’uguaglianza, quella scritta e, nell’articolo che ho letto, ma ancora da raggiunger.” La Costituzione diventa il programma del nuovo partito, “di chiunque voglia mettersi a servizio di un Paese con più giustizia sociale, senza chiedere altro. Anzi – precisa Montanari – dico che non mi candiderò a nulla, così smontiamo subito i pettegolezzi che già girano”. “E dico anche che non abbiamo nulla contro i partiti, non solo perché previsti nella Carta, ma senza i quali ci sarebbe la giungla. Ciò detto, non possiamo accettare che le forze politiche e l’intero Parlamento siano snaturate dal mito della governabilità. Non scambiamo mezzi, con fini. Partiti e Governo sono mezzi per realizzare un programma, non l’inverso”.
Più va avanti e più l’intervento di Montanari entra nel territorio politico. “Non mettiamo veti, ma sia chiaro che siamo alternativi a Renzi, perché il blairismo vecchio e nuovo ha fatto il gioco della destra, privatizzando i servizi per chi se li può comprare e riducendoli per i più poveri, che non hanno alternative. Dobbiamo riappropriarci del nostro più grande bene comune: la Stato, smantellato e disarticolato dai governi di sinistra non meno che da quelli di destra”. E giù, una carrellata di leggi antisociali della sedicente sinistra, da Treu allo Sblocca Italia, passando per la Buona Scuola e i voucher.
La sala stracolma applaude, ma la Falcone chiede di liberare gli spazi laterali per motivi di sicurezza, mentre fuori c’è folla a seguire gli interventi da un monitor. Si parla di progressività del fisco (Pallante), riduzioni spese militari (Sbilanciamoci) e molto di lavoro povero, astensionismo, difesa dell’ambiente, scuola pubblica e di qualità per tutti, crisi della rappresentanza.
Poi, quando s’invita sul palco Gotor, la sala si agita. Il senatore cerca il contatto parlando di discontinuità, ma i fischi sono talmente alti che Montanari deve chiedere di consentire l’ascolto. Gotor vira sull’unità della sinistra, ma riesce a stento ad arrivare alla conclusione tra applausi e fischi. Tutto il contrario di Civati, accolto subito dal favore dei presenti. Che però spiazza tutti, elogiando l’intervento di Gotor. “L’ho apprezzato perché c’è una disponibilità all’incontro, che ci serve se vogliamo essere una forza significativa e non un gruppetto sparuto che dice le cose giuste. Anzi, continua il leader di Possibile, dobbiamo favorire l’arrivo di chi vuole rompere con Renzi, anche di quelli che hanno fatto qualche cazzata” (applausi).
Su Pisapia, il discorso rimane aperto: tutto viene rimandato all’evento del 1 Luglio. C’è una prudenza, che in platea scolora in diffidenza. Ma lo spettro di ripetere il fallimento della Lista Arcobaleno, impone nervi saldi. Io di Prodi mi fido, dice una signora vicino a me; io non mi fido di Renzi, né dei figlioli prodici. Esco prima della fine, fuori ci sono molte persone, troupe e giornalisti. Si vede che una Sinistra vera è una nascita molto attesa. Ma non riesco a scacciare la “Ikea-fobia”: avere tutti i pezzi di un progetto, ma non saperlo montare.
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