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Turchia, la marcia dei 5000 per la giustizia e la libertà d’informazione

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Da dieci giorni in migliaia sono in marcia per chiedere giustizia e democrazia in un paese dove la deriva verso un autoritarismo assoluto sembra inarrestabile. Dal fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016, si sta scrivendo una delle pagine più nere della storia della Turchia, con repressioni e violazioni dei diritti umani senza precedenti. Per tentare di contrastare l’azione del presidente Recep Tayyip Erdogan e del suo governo, il Partito repubblicano turco ha chiamato a raccolta nel parco Guven ad Ankara, lo scorso 15 giugno, tutti coloro – politici, organizzazioni sindacali, intellettuali e semplici cittadini – che vogliono uno Stato più giusto e il rispetto dei principi democratici fondamentali.

Tutti nsieme, e noi idealmente con loro, sono partiti per un percorso di 450 km che li porterà al penitenziario di Maltepe a Istanbul, dove è imprigionato Enis Berberoglu, deputato del partito socialdemocratico Chp, principale forza di opposizione a Erdogan.
Il parlamentare è stato arrestato dopo una condanna in primo grado a 25 anni per “rivelazione di segreto di stato” nel processo sulla fuga di notizie relativa al passaggio di armi in Siria su tir dei servizi segreti turchi nel 2014, un traffico illegale rivelato da un’inchiesta del quotidiano Cumhuriyet.
Per lo stesso procedimento sono stati incriminati anche i giornalisti che l’avevano realizzata, Can Dundar ed Erdem Gul. arrestati il 26 novembre del 2015 con l’accusa di spionaggio, divulgazione di segreti di Stato e tentativo di colpo di Stato in Turchia. Nel febbraio 2016 i giudici della Corte costituzionale hanno stabilito che l’arresto dei due cronisti violava il loro diritto alla “libertà personale”e ne hanno disposto l’immediato rilascio. Ma ciò non ha impedito a un giudice della procura di Istanbul di chiedere la condanna all’ergastolo per entrambi.
La pubblicazione della loro inchiesta, nel giugno 2015, fece particolarmente scalpore. Il quotidiano aveva anche diffuso alcune foto che provavano il coinvolgimento dell’intelligence turca, il Mit, nella vicenda.
La marcia per la giustizia organizzata dalla Partito repubblicano dopo la condanna a 25 anni dell’importante esponente poitico che li rappresenta, è dunque anche per i nostri colleghi e tutti gli altri 150 incarcerati ingiustamente e in attesa di processo.
Dalla partenza sono stati già percorsi circa 160 chilometri, ne restano poco meno di 300 fino all’arrivo a Istanbul. Non sono finora mancati momenti difficili, come un forte temporale che ha esposto per ore le migliaia di partecipanti a pioggia, freddo e vento. Nonostante tutto hanno proseguito ininterrottamente per oltre 20 km.

Dal primo giorno il gruppo di marciatori si è ampliato sempre di più e cresce di giorno in giorno, come ci racconta quotidianamente attraverso Radio Radicale il collega Mariano Giustino che sta seguendo la Marcia dalla sua partenza. Man mano si aggiungono amministratori locali, esponenti politici e gente comune delle cittadine lungo la strada. Si è ormai oltre le cinquemila presenze costanti e per alcuni altri si è raggiunto le 15 mila unità: persone che hanno partecipato almeno per un giorno alla marcia.
Articolo 21, che continua a seguire tutti i processi ai giornalisti in carcere in Turchia e a denunciare ogni azione repressiva del ‘bavaglio turco’ voluto da Erdogan, vi racconterà anche di questa importante iniziativa per la giustizia e la libertà d’informazione che dovrebbe concludersi entro fine luglio.


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