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Turchia. Inizia il processo ai giornalisti Ahmet e Mehmet Altan. Fnsi a Istanbul per sostenerli

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Comincia questa mattina a Istanbul il processo nei confronti dei giornalisti Ahmet e Mehmet Altan, accusati di aver tentato di rovesciare il governo, di sovvertire l’ordine costituzionale e di aver fornito supporto ad un’organizzazione terroristica pur senza esserne membri. Per i fratelli Altan e per altri imputati nello stesso processo è stata chiesta la condanna all’ergastolo. Ahmet e Mehmet Altan sono in carcere da settembre dello scorso anno. Il caso dei due giornalisti è stato portato all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’Uomo. Ahmet e Mehmet Altan, insieme con centinaia di altri giornalisti, magistrati, avvocati, insegnanti, sono infatti vittime della repressione partita all’indomani del tentato golpe del luglio 2016.

Al loro fianco si è schierata la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), che ha voluto che fosse il segretario generale della Fnsi a rappresentarla a Istanbul nella manifestazione a sostegno dei fratelli Altan e degli altri imputati in quello che è un processo assurdo. In piazza, oggi, ci sono anche rappresentanti dell’Unione europea e di numerose organizzazioni internazionali nella convinzione che in Turchia si stia cercando di soffocare con ogni mezzo qualsiasi forma di dissenso. L’Ifj ha chiesto di essere rappresentata dalla Fnsi perché riconosce al sindacato dei giornalisti italiani, ma anche a tutte le associazioni che con la Fnsi sono scese in piazza nei mesi scorsi, di essere da sempre in prima linea nella difesa delle libertà di espressione e del diritto di cronaca in Turchia e in tutte le parti del mondo dove vengono messe a rischio.

Nel procedimento nei confronti di Ahmet e Mehmet Altan sono imputate altre 17 persone, fra cui altri giornalisti, Nazli Ilicak, Fevzi Yazici, Sukru Ozsengul e Yakup Simsek, tutti sottoposti al regime di carcerazione preventiva. Le parti lese, secondo l’accusa, sono il presidente turco, Recep Erdogan, la grande assemblea nazionale turca e il sessantacinquesimo governo della Turchia. Ai due giornalisti viene contestato di essere fiancheggiatori di Fethullah Gulen, ritenuta un’organizzazione terroristica, proprietaria di numerosi mezzi di informazione. La partecipazione di Ahmet Altan, giornalista e scrittore, ad alcuni programmi di una tv di proprietà di Gulem viene ritenuta una prova sufficiente per considerarlo uno degli elementi del braccio armato dell’organizzazione. A suo carico ci sono anche l’aver diretto il quotidiano Taraf fra il 2007 e il 2012 e l’aver scritto editoriali per un sito web. Ad accusarlo sono anche le testimonianze di alcuni informatori.

Anche l’accusa a Mehmet Altan si basa sulle testimonianze di alcuni informatori, sul contenuto di alcuni articoli, con i quali avrebbe tentato di esaltare l’ideologia e la strategia di Gulem, e sulle registrazioni di alcune telefonate.

Ai due colleghi viene in pratica contestato di aver fatto il proprio lavoro. Da questo punto di vista, si tratta di un procedimento che non doveva neanche essere avviato perché, come spiegato dai legali che assistono i giornalisti, a essere messa sotto accusa è la libertà di opinione. L’auspicio è che la mobilitazione di numerose organizzazioni, non soltanto dei giornalisti, e della stessa Unione europea, possa portare all’assoluzione di tutti gli imputati.


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