La protesta del presidente Fcei, Luca M. Negro, per un servizio del TG1 insi paragona l’iconoclastia protestante all’ISIS: «la stessa cosa». Negro: «Un servizio storicamente semplicistico, offensivo e diffamante nei confronti dei credenti cristiani protestanti di tutto il mondo»
E’ partita questa mattina all’indirizzo del direttore del TG1, Andrea Montanari, una lettera di protesta del presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Luca Maria Negro, per le affermazioni rilasciate dall’archeologo Andrea Carandini, presidente del Fai, il Fondo ambiente italiano, al TG1 delle 20.00 di giovedì 22 giugno 2017. Nell’ambito di un servizio sulla distruzione della moschea di Mosul ad opera dell’ISIS, corredato da immagini di distruzione di luoghi di culto e siti archeologici con mazze, martelli pneumatici ed esplosivo, Carandini ha affermato quanto segue: «Può sembrare assurdo che dei terroristi islamici distruggano una moschea, ma noi dobbiamo ricordare che tra Cinque e Seicento in Europa i protestanti distruggevano le chiese cattoliche. La stessa cosa».
Un’affermazione a cui Negro replica così: «Se è vero che la Riforma del XVI secolo produsse un forte movimento iconoclasta europeo che portò alla distruzione di immagini sacre devozionali e di reliquie presenti nelle chiese, è altrettanto vero che le parole di Carandini, come presentate nel servizio del TG1, non risultano soltanto storicamente semplicistiche ed offensive, nell’esplicita affermazione “Protestantesimo uguale ISIS”, ma, se associate alle immagini dal servizio stesso, altamente diffamanti nei confronti di 700 milioni di credenti protestanti di tutto il mondo».
«Certamente – prosegue Negro nella lettera inviata al direttore Montanari – nel Cinquecento e nel Seicento – secoli in cui si bruciavano gli eretici e si lanciavano crociate contro le minoranze religiose, come nel 1561 successe ai valdesi di Calabria sterminati da truppe cattoliche – ci furono ripetuti saccheggi e devastazioni di chiese da parte protestante; ma molti luoghi di culto rimasero integri, sebbene spogliati delle immagini che, a seconda dell’appartenenza confessionale del potere politico, venivano rimosse o rintrodotte. Sebbene compatti nel condannare la devozione delle immagini e delle reliquie, non tutti i Riformatori approvarono l’iconoclastia. Tra questi, Martin Lutero che condannò apertamente la rimozione delle immagini a Wittenberg, la sua città. Infine, la famosa Beeldenstorm che nel 1566 portò nei Paesi Bassi al saccheggio di un gran numero di chiese, va anche associata alla rivolta contro Filippo II che aveva fatto della fede cattolica il sigillo del suo potere politico».
«Questa complessità del contesto storico – ha lamentato Negro, è mancata nelle dichiarazioni di Carandini ed è stata amplificata dalla scelta redazionale delle immagini tanto da risultare, lo ripeto, diffamatoria verso i credenti cristiani protestanti. Dispiace che questo avvenga nell’edizione del TG più seguito della giornata e nell’anno in cui si celebrano i Cinquecento anni della Riforma protestante, un anniversario vissuto in spirito ecumenico come anche dimostra la celebrazione inaugurale del Cinquecentenario, avvenuta a Lund (Svezia) il 31 ottobre 2016 con la partecipazione di papa Francesco. Speriamo in futuro maggiore attenzione e professionalità da parte della testata da Lei diretta».