Il Rojava è il luogo dove il veterinario è il medico primario, dove la donna anziana con famiglia e figlie è giudice nei tribunali popolari, dove una casalinga è comandante dell’YPJ, dove una giovane donna diventa coordinatrice accademica. Insomma, è il luogo dove ognuno può essere ogni cosa. Il Rojava è il luogo che rende gli eroi persone qualunque, e le persone qualunque eroi.
Con queste parole la scrittrice turca Arzur Demir, che oggi rischia 14 anni di carcere, descrive lo spirito che anima quella fetta di territorio curdo in Siria. Il Kurdistan, infatti, non è riconosciuto come uno Stato a livello internazionale, ma è un territorio diviso tra Turchia, Iraq, Iran e Siria e proprio lì, quando è scoppiata la guerra civile, la popolazione ha scelto di non schierarsi né dalla parte di Assad né dalla parte dell’Esercito siriano libero, dando vita ad un esperimento di Governo democratico unico nel suo genere fondato sull’autogestione, sulla convivenza solidale e sull’autodeterminazione delle donne.
Non ha avuto vita facile, in questi anni, il popolo curdo che, per ragioni geografiche, rappresenta la prima linea contro l’avanzamento dell’ISIS. Con coraggio e determinazione, combattono contro i miliziani dello Stato Islamico e sono state proprio le forze dell’YPG ad ottenere alcune vittorie significative: in Siria hanno respinto l’attacco contro Kobane e hanno riconquistato buona parte del Nord del Paese, impedendo parte dei contatti tra l’ISIS e la Turchia; in Iraq, i Peshmerga, i combattenti curdo-iracheni, hanno riconquistato l’area del Sinjar e colpito la principale arteria stradale che veniva utilizzata per comunicare con la Siria… Continua su vociglobali