Bastione degli Infetti? Se ne occupa il Verde pubblico, anche se è un sito archeologico
“Vedi che in questo quartiere stamu fitennu!” dice il signor Vincenzo, un abitante storico dell’Antico Corso. “Paghiamo la spazzatura per avercela sotto la porta dalla mattina alla sera!”.
A due passi dal Bastione degli Infetti, tra il murales abusivo di Sant’Agata e le macellerie dell’arrusti e mangia on the road, c’è anche la Torre del Vescovo. “Ve lo ricordate che qui c’erano le galline e la rete? L’abbiamo eliminata, come potete vedere, per farla tornare un’aiuola” spiega con nonchalance la dottoressa Riguccio, addetta al Verde pubblico.
“Questa era solo una pietra rivolta sottosopra, con la buona volontà di un signore che ha fatto i lavori e una signora che ha tirato fuori i denari è stata ripristinata” fa il signor Vincenzo, indicando un altare in pietra lavica. Quando gli assessori sono qualche passo più avanti aggiunge “qua ci andava fatto il muretto a secco con le pietre, non questo cemento che ci stanno mettendo”. È angustiato, il signor Vincenzo. Parla del quartiere, di come è stato martoriato nel corso degli anni e di quanto sia difficile ottenere giustizia persino per le cose elementari. “Il Bastione c’è stato un tempo in cui veniva usato per buttarci le carcasse dei cavalli morti”. Poi è nato il Comitato Antico Corso e qualcosa è cominciato a muoversi. L’hanno ripulito, sradicato le erbacce, e hanno cominciato ad aprirlo alla città “A me non piace parlare di quartieri” dice Salvo Castro “perché questo posto non è solo del quartiere ma della città, è alla città che deve tornare, non al quartiere. Perché questa logica dei quartieri è come se ogni quartiere si autogovernasse per conto suo, ognuno con proprie regole e con un boss a capo… Non può continuare ad essere così”.
È quello che si prova a spiegare agli assessori Licandro e D’Agata, che ieri mattina insieme a rappresentanti di associazioni locali, hanno fatto un sopralluogo all’interno del Bastione per chiarire gli “equivoci” sorti da lunedì, quando la SCG Costruzioni ha varcato il cancello di legno per iniziare i lavori per conto della direzione Ecologia e ambiente. I due assessori, affiancati dalla dottoressa Riguccio, dispiegano una mappa del progetto dove sono segnati i lavori che si faranno. Spianare il terreno, renderlo accessibile anche ai disabili, provvedere a un’illuminazione più adeguata, e inserire alberi e piante più adatte. E poi c’è quel maledetto parco giochi: due scivoli, due altalene, un po’ di cemento su cui fare aderire un tappeto: così i culi dei bambini del quartiere atterreranno su qualcosa di meno duro e ostile. Il parco è “per i bambini che in questo quartiere stanno per strada” sottolinea la dottoressa Riguccio.
Il business delle aree verdi è stato sperimentato per bene negli scorsi anni a Catania, anche con le passate amministrazioni. E 250mila euro sono un bel gruzzoletto. In via De Lorenzo, nel quartiere San Cristoforo, qualche anno addietro ne fecero un’altra di area verde attrezzata. Un parco non grandissimo, ma che sarebbe dovuto diventare un luogo dove fare giocare i bambini, mentre le loro mamme stavano sulle panche a guardarli felici gridando loro paroline affettuose “Sciamunitu! Si cadi ti rugnu u restu di coppa!”. Alberi, scivoli, altalene, panchine e persino un sistema di pannelli solari per illuminarlo in maniera ecologica.
“Per i bambini che in questo quartiere stanno per strada” disse qualcuno anche quella volta. Di fatto, oggi quell’area verde versa nel degrado: le panchine sono state divelte, tra gli alberi e le aiuole c’è solo spazzatura e quintali di escrementi di cavalli. Le altalene sono scomparse, e anche i pannelli solari sono stati portati via. Qualcuno ha messo delle assi di legno per far capire che il passaggio non è affatto libero. Perché quell’area verde di via De Lorenzo, oggi, è diventata un pascolo per cavalli e un nascondiglio per qualsiasi cosa. Appena ti avvicini, le vedette cominciano a ronzarti attorno. E i bambini continuano a giocare per strada, e le mamme non escono di casa.
L’area verde attrezzata fa paura per questo: perché con la scusa di fare del bene ai “poveri bambini” – che hanno bisogno di ben altro – si continuano a spendere soldi in maniera illogica. Un territorio in cui non c’è sicurezza, i servizi sociali sono inesistenti, le scuole un giorno sì e l’altro pure vengono derubate, o peggio chiuse. Un territorio al servizio delle cosche mafiose più forti, che se lo dividono e lo governano indisturbati, dove regna la completa solitudine, perché mai dovrebbe aver bisogno di un’area verde? Non è il decoro che serve a questi quartieri, ma i diritti civili. Le fondamenta su cui poter costruire tutto il resto, parchi giochi compresi.
Ma l’assessore Licandro sorride e minimizza, D’Agata rimane in un silenzio imbarazzante e la palla infuocata la passano ancora una volta all’impiegata di turno che si ritrova a promuovere un progetto fuori da ogni logica. Nessuno sa rispondere alla domanda “Perché di un sito archeologico deve occuparsene la sezione Verde pubblico?”. Il progetto nasce così, dicono. Un dogma. Nulla di più. “I cartelli descrittivi metteremo, così le mamme e i loro bambini impareranno a conoscere e ad apprezzare il Bastione”. Molte mamme e bambini invece non sanno leggere. Ma di fronte a questa considerazione ecco di nuovo quel silenzio assordante pieno di niente.
Il signor Camarda di Libera Catania sottolinea la necessità di un tavolo tecnico dove discutere insieme ai cittadini. Il titolo del progetto sulla mappa è inequivocabile “Democrazia partecipata”. In realtà è l’ennesimo progetto folle calato dall’alto. Ma il presidio, le associazioni lo faranno lo stesso giovedì alle cinque di pomeriggio in piazza Università, nonostante il tavolo tecnico per venerdì mattina sia stato “generosamente” concesso dagli assessori ai sudditi.
Una pacca sulla spalla, una battuta, un sorriso. “Andiamo avanti” come si dicevano Ciancio e Bianco al telefono. Una soluzione si troverà. Il progetto non può essere bloccato. È un work in progress, vedremo come procedere insieme. Pazienza se il progetto sulla carta, e dentro il bastione, hanno iniziato a farlo da soli. Ma questi sono dettagli. Anche il fatto che il parco giochi sorgerà a qualche metro di una casa col tetto di amianto è un dettaglio.