BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Missione Compiuta

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Missione compiuta. Lo spappolamento del Partito democratico procede con successo. Dopo mesi di baruffe e dispetti, con una logorante scissione strisciante che alla fine è diventata tanto palese quanto dolorosa, almeno per chi stava a guardare, il Pd ha perso e ora tutti possono dare la colpa a Matteo Renzi.
E’ davvero bruciante perdere ex “roccaforti rosse”, come Genova, da sempre orgogliosa di essere “rossa” e antifascista, Sesto San Giovanni, ex “Stalingrado d’Italia”, ex fortilizio operaio ormai senza fabbriche e pieno di migranti, o Spezia, o Carrara, o l’Emilia. Eppure la sconfitta può essere una sorta di “farmaco democratico”, a condizione che l’alternanza permetta di rinnovare classi dirigenti ormai assuefatte al potere e tendenzialmente sorde nei confronti di un elettorato che considerava scontato. Ormai, per fortuna o per disgrazia, nella politica post moderna, non c’è più nulla di scontato, ma la sconfitta è arrivata, quasi voluta, per continuare a farsi del male, nelle migliori tradizioni di certa sinistra.
Le elezioni amministrative vengono “giocate” con l’unica legge elettorale davvero funzionante, uninominale a doppio turno, che permette di sapere subito chi ha vinto e chi ha perso, e così il Pd, tra la “non vittoria” di Bersani nel 2013 e la “non sconfitta” di Renzi di oggi, sembra ridursi a un “osso di seppia” di Montale (“Non chiederci parola”, 1923), fondato sulla negazione di qualsiasi certezza. Ma il pessimismo laico del poeta non si addice alla politica, che invece pretende dialogo, parole, analisi, soluzioni, speranze. L’errore peggiore, dopo la “vittoria mutilata” di Renzi, che afferma di aver vinto 67 a 59, sarebbe non guardarsi dentro. Lo sport insegna che dopo una sconfitta bisogna fermarsi a riflettere, almeno per un po’, farsi un esame di coscienza, senza indulgenza, per capire gli errori, valorizzare i punti di forza e provare, in base al principio della “resilienza”, a cambiare, migliorare e vincere la volta successiva.
Renzi ci ha provato, ma ha accumulato su di sé un grumo impressionante di ostilità e di rancore. Pezzi importanti dell’elettorato di sinistra, a torto o a ragione, poco importa, lo detestano quasi più di Berlusconi, che per vent’anni è stato il “collante in negativo” della sinistra.

Lo ha abbandonato il mondo della scuola, mentre un peso rilevante nel clima di sfiducia diffuso lo ha avuto la crisi delle banche, che dovevano essere una “cassaforte” di certezze e invece hanno dilapidato miliardi di risparmi. Il governo di centrosinistra è intervenuto per salvare le banche in crisi, ma non si capisce, come dicono opposizioni e parte dei mass media, se ha dato soldi ai banchieri o ha protetto risparmiatori e lavoratori.
Lo “ius soli” -che è soprattutto “ius culturae”- è un principio di equità e giustizia per tantissimi giovani, nati in Italia, che hanno fatto le nostre scuole, pensano, parlano, si muovono in italiano, ormai si è intorbidito e viene confuso con l’ “emergenza” della migrazione, vissuta da molti come una minacciosa “invasione”. Anche le macerie del terremoto dello scorso anno, ancora al loro posto dopo le tante promesse, hanno pesato non poco. La disoccupazione e la povertà, nonostante numerosi interventi, si sono ridotte in maniera insufficiente nella percezione comune.
La speranza si è consumata rapidamente e ora riemergono paura e diffidenza che si traducono nel voto antisistema, in una astensione mostruosa e nel ritorno del centro destra, spesso votato, al secondo turno, dagli elettori del M5S che ormai detestano il Pd. Il vento sta facendo il suo giro e Matteo Renzi, per governare le vele verso nuovi orizzonti, dovrebbe ascoltare e dialogare con generosità, per unire invece che dividere, provando ad articolare un programma di governo che preveda un po’ di speranza, di innovazione e protezione per chi non ce la fa e inizia ad aver paura di tutto e di tutti. Questa sarebbe la vera missione da compiere, ma con il rischio di vincere e questo, per certa sinistra, non è divertente.

P.S. Per il programma chiedere consiglio a un vecchio prete argentino che adesso vive al centro di Roma…


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