BRUXELLES – La Commissione europea ha scelto la linea dura decidendo di aprire una procedura di infrazione contro quei paesi, Polonia, Repubblica ceca e Ungheria, che non hanno accolto neanche una minima parte delle rispettive quote di profughi da Italia e Grecia secondo lo schema di “redistribuzione” obbligatoria deciso nel 2015. Il principio di “solidarieta’ e responsabilita'” nella gestione della crisi migratoria viene in questo modo ribadito con forza da Bruxelles.
“Negli ultimi mesi la Commissione ha ripetutamente invitato gli Stati membri che non hanno ancora proceduto ad alcuna ricollocazione, o che rifiutano di farlo, ad adoperarsi in questo senso. Nonostante i ripetuti appelli, purtroppo la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia, violando gli obblighi giuridici sanciti dalle decisioni del Consiglio e gli impegni nei confronti della Grecia, dell’Italia e di altri Stati membri, non hanno ancora intrapreso le azioni necessarie”, e’ la spiegazione dell’esecutivo. Si tratta di una linea che va nella direzione indicata anche da Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, dopo aver visitato un campo profughi ad Atene nel corso della sua visita ufficiale in Grecia a meta’ gennaio, aveva spiegato che “e’ giusto che l’Ue chieda agli Stati membri di avere i conti in ordine e le finanze a posto, ma lo stesso rigore deve essere utilizzato anche quando gli Stati sono inadempienti sulla ricollocazione dei migranti e su altri dossier”.
Il programma di redistribuzione dei richiedenti asilo, ha spiegato il Commissario all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos presentando la decisione a Strasburgo, “non e’ una scelta. Aldila’ degli impegni morali, e’ un obbligo legale”, e “ci sono stati troppi rinvii e troppe discussioni”. Secondo Avramopoulos, l’Ue non puo’ essere considerata solo per “chiedere fondi o di garantire la sicurezza”. La maggior parte dei paesi Ue, secondo l’esecutivo, ha dimostrato che “se vi e’ la volonta’ politica” lo schema di ricollocamento dei migranti funziona. Nel 2017 il ritmo delle redistribuzioni e’ aumentato significativamente, con circa 10 300 persone ricollocate da gennaio, cinque volte rispetto allo stesso periodo del 2016. Al 9 giugno il numero totale e’ pari a 20 869 (13 973 dalla Grecia e 6 896 dall’Italia). A questo ritmo, sara’ possibile ricollocare tutti gli aventi diritto (attualmente circa 11 000 registrati in Grecia e circa 2000 in Italia, mentre gli arrivi del 2016 e 2017 sono in attesa di registrazione) entro la scadenza del prossimo settembre 2017. In ogni caso, ha spiegato la Commissione, l’obbligo giuridico di ricollocazione per gli Stati membri non terminera’ dopo settembre: le decisioni del Consiglio sulla redistribuzione sono applicabili a tutti coloro che arrivino in Grecia o in Italia fino al 26 settembre 2017 e i richiedenti ammissibili dovranno quindi essere ricollocati in tempi ragionevoli. All’Italia la Commissione ha oggi chiesto di accelerare le pratiche di registrazione per i migranti che possono essere considerati per il ricollocamento; inoltre, “nelle prossime settimane deve fornire una soluzione” per aumentare i controlli di sicurezza sui migranti in arrivo. Inizialmente, lo schema deciso con grandi difficolta’ e contrasti fra i 28 nel pieno dell’emergenza profughi dell’estate 2015, prevedeva la partenza da Italia e Grecia di 120 mila aventi diritto, essenzialmente rifugiati provenienti da Iraq, Siria ed Eritrea. A questi se ne erano aggiunti 40 mila originariamente destinati ad “alleggerire” il fardello dei migranti giunti in Ungheria, paese di primo ingresso per le rotte dall’Est. Il governo di Viktor Orban si era pero’ volontariamente escluso dallo schema, preferendo la soluzione di chiudere le proprie frontiere. Per ogni rifugiato accolto, il paese destinatario riceve un contributo finanziario dal bilancio comunitario. Fino ad ora, in termini assoluti i paesi piu’ generosi sono stati Germania e Francia (rispettivamente, 5.658 e 3.478 profughi accolti da Italia e, soprattutto, Grecia), ma piccoli paesi come il Portogallo (1.374), la Finlandia (1.640) e l’Irlanda (459) si sono maggiormente avvicinati al completamento delle quote che erano state loro assegnate.