Botta e risposta tra azienda e sindacato. «Ogni giorno perduto significa soldi e occasioni sprecate», scrive l’Usigrai. «Comunicato lesivo dell’immagine del servizio pubblico», replica l’azienda. «La lotta in seno ai gruppi dirigenti sta paralizzando qualsiasi discussione», incalza la Federazione della Stampa.
Monta la polemica in attesa di conoscere il nome del nuovo dg dell’azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. Tanto da portare Rai e Usigrai a misurarsi a suon di comunicati stampa e la Fnsi a schierarsi «dalla parte di chiunque si batta per garantire un futuro a un’azienda che comincia a perdere alcuni dei suoi pezzi più pregiati».
Prima il comunicato dell’Usigrai, letto durante i telegiornali e giornali radio di oggi. Eccolo: «Da due giorni la Rai è senza direttore generale. Ogni giorno perduto significa soldi sprecati, i vostri soldi. E occasioni sprecate, come quella di rilanciare il servizio pubblico. Il consiglio di amministrazione e la sua presidente, corresponsabili di due anni di immobilismo, sono troppo impegnati a compiacere i partiti che vogliono usare la Rai come un treno per la prossima campagna elettorale. Per questo non trovano il macchinista che metta tutti d’accordo. Da oggi conteremo con voi ogni giorno perduto. Salviamo insieme la nostra, la vostra Rai».
Comunicato a cui l’azienda ha subito replicato: «Nell’assoluto rispetto della libertà di espressione del sindacato – dicono da Viale Mazzini –, l’azienda considera il comunicato appena letto basato su assunti distorsivi della realtà e lesivi dell’immagine del servizio pubblico. Si tratta, questo sì, di un comunicato meramente politico. Nessuno, men che mai il consiglio di amministrazione, si è prestato all’immobilismo o agli interessi di parte, piuttosto il lavoro quotidiano ha sempre avuto al centro la tutela del servizio pubblico per tutti voi che ci seguite. Rai, anche in questa fase di transizione è, e continuerà ad essere, solidamente in campo per garantirvi informazione, intrattenimento e un’offerta multimediale da primato».
Quindi la contro-replica: «Se il comunicato Usigrai è lesivo dell’immagine del Servizio Pubblico portateci in tribunale – ribatte il sindacato aziendale – e lì chiariremo i fatti e stabiliremo chi distorce la realtà. Non sappiamo chi abbia firmato il comunicato aziendale visto che la Rai è senza dg. Immaginiamo presidente e cda. Se il tentativo è intimidirci, sappiano che non ci sono riusciti e non ci riusciranno. La loro reazione stizzita è tipica di chi è stato punto sul vivo».
Poi i rappresentanti dei giornalisti Rai elencano gli avvenimenti degli ultimi due anni, suggerendo al vertice aziendale di «occuparsi delle ricadute di questi fatti sulla immagine del Servizio Pubblico: la censura da parte dell’Anac per le assunzioni di dirigenti esterni; il collegio dei sindaci Rai che paventa rischi di contenzioso, di danno erariale e reputazionale; la condanna per comportamento antisindacale; l’incapacità di approvare progetti e ora – conclude l’Usigrai – presidente e cda impantanati in una crisi al buio che hanno determinato e che non sono in grado di risolvere».
Infine la presa di posizione della Fnsi, che si schiera «dalla parte dell’Usigrai, di tutti i lavoratori del servizio pubblico e di chiunque si batta per garantire un futuro a un’azienda che comincia a perdere alcuni dei suoi pezzi più pregiati. Dentro e intorno alla Rai si sta consumando uno spettacolo indecoroso come non si vedeva da anni», commentano il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti.
«La lotta furibonda in seno ai gruppi dirigenti – incalzano – sta paralizzando qualsiasi discussione, provocando l’affossamento ripetuto di piani editoriali. Chi deve decidere lo faccia in fretta. L’azienda ha bisogno di un direttore generale non autorevole, ma autorevolissimo; non forte, ma fortissimo e capace di guidare il servizio pubblico fuori dalle secche sulle quali è finito».