Bilancio in positivo per i primi due anni della legge sugli ecoreati, approvata il 29 maggio 2015. A sottolinearlo un dossier di Legambiente che ne evidenzia l’utile impiego per il sequestro di depuratori malfunzionanti, per fermare l’inquinamento causato da attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, per intervenire su situazioni di inquinamento pregresso e per fermare attività illegali di vario genere. Una legge con la quale lo Stato italiano, finalmente, sembrerebbe aver dichiarato “guerra” agli ecocriminali. Una svolta necessaria. Una “riforma di civiltà” com’è stata definita proprio da Legambiente.
Il dossier Ecoreati nel Codice penale analizza nel dettaglio i numeri e le storie di una «legge che funziona», frutto di un lavoro parlamentare trasversale sul testo che aveva unificato i progetti di legge di Ermete Realacci (Pd), Salvatore Micillo (M5s) e Serena Pellegrino (Si) ha finalmente consentito alla giustizia italiana di lasciarsi alle spalle «decenni di disastri ambientali senza colpevoli».
Nel 2016, a fronte di 1215 controlli, sono stati sanzionati 574 ecoreati, denunciate 971 persone e 43 aziende e sequestrati 133 beni per un valore di quasi 15 milioni di euro. 18 le ordinanze di custodia cautelare.
143 i casi di inquinamento ambientale, 13 quelli di disastro ambientale, 6 di impedimento di controllo, 5 i delitti colposi contro l’ambiente, 3 quelli di omessa bonifica e 3 i casi di aggravanti per morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale.
La Campania si conferma la regione in cima alla lotta al crimine ambientale con 70 ecoreati contestati mentre è la Sardegna la regione con il maggior numero di denunciati (126). L’Abruzzo è in cima per numero di aziende coinvolte (16) mentre la Puglia per numero di arresti (14). In Calabria è stato registrato il numero più alto di sequestri (43). L’Umbria è invece la regione con il maggior numero di reati contravvenzionali contestati (64). In Liguria è stato registrato il maggior numero di persone denunciate (83).
In base ai dati raccolti dal ministero della Giustizia, per l’attività di 87 procure nel 2016, risultano iscritti 265 procedimenti in applicazione della legge 68/2015 con 446 persone indagate e 13 imputate.
Estendendo l’indagine a ritroso fino al 1 giugno 2015, ovvero alla data di inizio dell’applicazione della legge sugli ecoreati, risultano iscritti 467 procedimenti con 651 persone indagate e 17 imputate. Nel 2015 sono stati 41 i procedimenti in tribunale che hanno portato a condanne di primo grado, dei quali 35 per inquinamento e 3 per disastro ambientale.
Anche l’attività delle Arpa, nell’elaborazione dei dati forniti da AssoArpa, sono positivi e in costante aumento. Dal 2015 al 2016 le prescrizioni impartite sono aumentate da 580 a 1296, le asseverazioni sono passate da 183 a 935, mentre il gettito economico è passato da 491mila euro a quasi 2,2 milioni di euro incassati direttamente dalle tasche dei trasgressori. Per il 2016 le Arpa che hanno prodotto più prescrizioni sono state quelle di Emilia Romagna (413), Piemonte (373) e Veneto (190), mentre quelle più impegnate nelle asseverazioni sono state ancora il Veneto (208), poi Lazio (157) e di nuovo Emilia Romagna (115), che ritorna anche per quanto riguarda il gettito economico (oltre un milione di euro), seguita da Piemonte (circa 950mila euro) e Toscana (oltre 550mila euro).
Tra le indagini più significative del 2016 vengono annoverate:
• Operazione Poseydon, conclusa il 2 novembre dalla Guardia di Finanza e dalla Capitaneria di porto di Taranto con 14 arresti per i delitti di inquinamento e disastro ambientale, oltre che per illegale fabbricazione e detenzione di ordigni e sostanze esplosive.
• Operazione Panta Rei eseguita dall’allora Corpo forestale dello Stato di Chieti e Pescara che ha contestato i reati di inquinamento ambientale, insieme alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni dello Stato, peculato e abuso d’ufficio.
• Operazione condotta dai Carabinieri del Ros e dalla Procura di Brescia, che lo scorso novembre ha bloccato una presunta organizzazione criminale dedita alla miscelazione sistematica di rifiuti speciali pericolosi da spacciare come “materiali ferrosi”, con destinazione ricorrente le acciaierie bresciane.
• Inchiesta Spazzatura d’oro della Dda di Perugia per i reati di disastro ambientale, inquinamento ambientale e altri reati ambientali.
• Accuse di disastro ambientale colposo e permanente per la gestione della discarica di Malagrotta alle porte della Capitale, indagine portata avanti dalla Procura di Roma.