“L’approvazione della riforma del Processo Penale contiene anche la delega al Governo sul tema delle intercettazioni e della loro “pubblicabilità”. Nella dichiarazione di voto finale in aula abbiamo ribadito convintamente la necessità che la scrittura di questa delega nasca da un confronto che, insieme con il Governo, veda protagoniste le componenti della giurisdizione (magistratura, avvocatura) e il mondo dell’informazione, con particolare riferimento alla Fnsi”. Lo scrive ad Articolo21 Walter Verini, Capogruppo Pd in Commissione Giustizia alla Camera.
“A mio giudizio ci sono le condizioni per compiere un lavoro serio. Per questi motivi:
– dopo troppi anni di leggi ad o contra personam, Governo e Parlamento hanno votato leggi strutturali, di sistema, cercando di guardare agli interessi generali:
– lo strumento delle intercettazioni a fini investigativi non viene – ovviamente – toccato, ma rafforzato;
– la libertà di informazione è un principio inviolabile e nessuno può sanzionare organi di informazione o singoli giornalisti per la pubblicazione di notizie. Nei casi in cui si trattasse di diffamazione, gli strumenti legislativi per la tutela delle parti lese esistono già (a meno che non si tratti di querele temerarie a scopo intimidatorio, per contrastare le quali auspichiamo al più presto l’approvazione delle norme da parte del Senato, licenziate anni fa dalla Camera);
– anche il diritto alla privacy è un principio da rispettare. Per questo la legge-delega prevede che i testi di intercettazioni che non hanno alcuna alcuna rilevanza penale o utilità a definire il contesto di eventuali reati, non debbano esse diffuse dagli uffici giudiziari. Si tratta, del resto, di principi che hanno trovato attuazione in circolari già operanti da parte dei vertici di alcune tra le più importanti Procure del Paese.