C’è una foto che dice molto, quasi tutto su chi sia stato Helmut Kohl e su quale sia stato il suo ruolo nella storia della Germania e dell’Europa: la passeggiata, mano nella mano, con Mitterrand nel cimitero di Verdun, in occasione del settantesimo anniversario dello scoppio della Prima guerra mondiale.
Kohl era un uomo nato negli anni dell’abisso, in una Germania segnata dal nazismo, dalla barbarie hitleriana, dallo sterminio degli ebrei e da una guerra devastante dopo la quale nulla sarebbe stato più come prima.
Non ha avuto un’adolescenza, si può dire che non abbia avuto nemmeno vent’anni, è diventato un dirigente di primo piano della CDU in una Germania divisa dal Muro di Berlino e la sua grandezza, il suo vero capolavoro è stato proprio quello di riuscire a riunificare, innanzitutto culturalmente, le due Germanie, superando divisioni, rancori ed idiosincrasie e facendo dei tedeschi un unico popolo.
Perché Kohl sapeva meglio di altri cosa volessero dire discriminazioni e sofferenze e, per questo, sognava una Germania europea, secondo lo spirito e i valori di Thomas Mann, e non certo un’Europa tedesca; ma più che mai sognava un’Europa in grado di abbattere confini e barriere, muri e fili spinati, di andare oltre l’odio, oltre la violenza, oltre i demoni del Novecento e le sue paure ed incertezze.
Kohl, cancelliere dall’82 al ’98, arcinemico di Margaret Thatcher e del suo convinto anti-europeismo, sostenitore dell’asse con la Francia secondo lo spirito di Schuman e Adenauer, Kohl è stato uno dei principali artefici dell’euro e del progetto di un’Europa politica.
Senza dimenticare la sua passione per l’Italia e il suo proficuo sostegno al centrosinistra prodiano, di cui ammirava la serietà pur essendo profondamente scettico nei confronti dei nostri limiti e delle nostre carenze strutturali.
Un profilo tedesco e una visione globale, poi, rendevano questo statista un punto di riferimento per quella che anche ai tempi delle due Germanie costituiva comunque la locomotiva d’Europa nonché il principale motore di una storia in atto, di un cammino condiviso e di un percorso che ha avuto nell’abbattimento del Muro e nella conclusione del Secolo breve il suo apice e, purtroppo, il suo compimento.
La politica come missione, svolta sempre al servizio della comunità, tendendo la mano a tutte le categorie sociali e puntando sempre sull’inclusione e su un modello di sviluppo compatibile ed economicamente sostenibile: questi erano i capisaldi di questo galantuomo che oggi ci ha lasciato, al termine di un avventura che lo ha portato a conoscere tutti gli aspetti dell’animo umano, ad incontrarne la grandezza e a contrastarne con vigore le non poche miserie.
Non dimenticheremo mai la sua mano costantemente tesa verso gli avversari e, talvolta, persino verso i nemici, la sua ostpolitik, nel solco delle migliori esperienze socialdemocratiche, benché lui fosse democristiano, il suo senso dello Stato e delle istituzioni e la sua straordinaria passione civile e politica.
Omaggio ad Helmut Kohl: un cittadino europeo, un costruttore di ponti nonché l’artefice di una speranza che abbiamo il dovere di difendere e rafforzare ad ogni costo.