Nella Giornata Mondiale del rifugiato, ricorrenza istituita il 4 dicembre del 2000 dall’assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione del cinquantennale del Convenzione di Ginevra che nel 1951 definì lo status di rifugiato, Medici senza Frontiere ha diffuso i dati sulla crisi umanitaria più vasta al mondo, quella in corso in Sud Sudan. Migliaia di persone continuano a fuggire ogni giorno dal Paese e l’Uganda è lo stato africano che ospita il maggior numero di rifugiati. L’accoglienza non viene negata a nessuno ma l’assistenza umanitaria resta largamente insufficiente.
Msf, nelle ore in cui si celebrava il Refugees global day, ha chiesto alla comunità internazionale di mobilitarsi affinché i rifugiati in Uganda, che sono oltre il triplo delle persone arrivate in Europa attraverso il Mediterraneo nel corso del 2016, ricevano cibo, acqua e altri beni di prima necessità per evitare l’insorgenza di un’emergenza sanitaria.
“Molti paesi hanno adottato vergognose politiche restrittive dell’immigrazione allo scopo di limitare l’afflusso di profughi” si legge in un comunicato dell’organizzazione.
Queste politiche fanno leva sulla promessa di aiuti ai rifugiati vicino ai loro luoghi d’origine. Eppure questa promessa non è stata mantenuta e la risposta all’emergenza profughi, come in Uganda, è finanziata soltanto per il 17%.
“La comunità internazionale non è riuscita a facilitare una risoluzione del conflitto in Sud Sudan e non riesce adesso ad assistere adeguatamente i rifugiati sud sudanesi nella regione” ha evidenziato Leon Salumu, medico coordinatore dei programmi di MSF. “Gli ‘attori’ principali delle crisi umanitarie devono rispettare gli obblighi che hanno assunto e rivedere il sistema di assistenza ai rifugiati dislocati in aree geografiche così estese”.
Insomma c’è poco da celebrare, per Msf. Ma la Giornata del rifugiato resta comunque un importante momento di riflessione. L’Unhcr e le organizzazioni che si occupano di migranti e della difesa dei diritti umani ricordano in questa occasione la forza, il coraggio e la perseveranza di milioni di persone che per sopravvivere non hanno altra scelta che fuggire.
Articolo 21, in quest’ottica, ha aderito a un’iniziativa di sensibilizzazione promossa dalle donne esuli africane in Italia.
“Nella Giornata mondiale per i rifugiati è giusto ricordare quanto fatto da istituzioni come Unhcr per garantire supporto e assistenza ai milioni di sfollati ma è altrettanto importante, se non dovuto, riflettere sulla sorte di quanti rimangono in un limbo, senza etichette, senza status. E non parliamo solo delle migliaia di immigrati richiedenti asilo che vivono esistenze clandestine” ha ricordato la giornalista e presidente di Italians for Darfu, Antonella Napoli, nonché membro del Consiglio di presidenza di Articolo 21, durantea un incontro promosso dalle donne esuli africane in Italia.
“Oggi più che mai vogliamo ribadire la denuncia della condizione di milioni di invisibili che non hanno voce – si legge in una lettera appello di rifugiate sudanesi, congolesi, eritree e di altre nazionalità africane – di coloro che di questa giornata sono protagonisti inconsapevoli. Insieme, profughi e attivisti per i diritti umani, chiediamo che l’Italia si doti di una legge per il riconoscimento dello status di rifugiato più agevole e che si rivedano le politiche di respingimento”.
Anche a Milano, negli spazi della Triennale, grazie alla Fondazione Nicola Trussardi, si è celebrato la Giornata con due iniziative legate a ‘La Terra Inquieta’, mostra curata da Massimiliano Gioni (Triennale di Milano, fino al 20 agosto) che attraverso le opere di oltre sessantacinque artiste e artisti provenienti da vari paesi del mondo – tra cui Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Ghana, Iraq, Libano, Marocco, Siria e Turchia – parla delle trasformazioni epocali che stanno segnando lo scenario globale e la storia contemporanea, in particolare affrontando il problema della migrazione e la crisi dei rifugiati. Per tutto il giorno è stato possibile visitare la mostra gratuitamente.