BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Dopo la camorra, la pubblica amministrazione prova a fermare il mio lavoro nel Lotto O di Ponticelli

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Un anno fa, nel Lotto O di Ponticelli, uno dei tanti rioni popolari della periferia orientale di Napoli, contraddistinti da grossi e decrepiti ammassi di amianto e cemento e dalla forte presenza della camorra, ho ricevuto minacce esplicite da parte della madre di un boss ucciso in un agguato messo a segno in un circolo ricreativo. A quelle minacce, due mesi dopo, si sono aggiunte quelle dei personaggi contigui alla malavita locale che mi hanno consegnato un messaggio piuttosto esplicito: “Se ti vediamo qui, ti spariamo nelle gambe”.

Motivo per il quale, per non intavolare un inutile “braccio di ferro” tra legalità e malavita, di comune accordo con la polizia investigativa di Ponticelli, ho deciso di non recarmi più in quel contesto.

Inizia, così, un esilio forzato, lontano da un rione che per me è sempre stato una seconda casa.

Da qualche mese, le madri del Lotto O mi invocano a gran voce. C’è bisogno del mio aiuto per illuminare una problematica seria sulla quale rischia di calare un pericolosissimo sipario: l’asilo nido aperto nel rione due anni fa.

Finanziato con i Fondi Pac, il nido rappresenta un’autentica isola verde in una zona grigia che non ha concrete alternative da anteporre alla delinquenza per i giovani. Inoltre, negli anni antecedenti, il nido era rimasto chiuso solo per qualche settimana ad agosto, tenendo i bambini lontani dalla strada. Quando nel giugno del 2016, i due killer fecero irruzione nel circolo ricreativo del rione per giustiziare il boss dei Barbudos, tanti bambini stavano giocando nell’area verde adiacente al locale in cui si consumò quell’agguato: tanto basta per lasciar comprendere l’importanza ricoperta da quel presidio di legalità ordinaria in una terra di camorra.

Lo scorso dicembre, il nido fu oggetto di “attenzioni speciali” da parte della malavita locale che approfittò delle festività natalizie per occuparlo e vandalizzarlo, fino a costringere i genitori ad organizzarsi in ronde per difendere un bene pubblico del quale loro, più di chiunque altro, comprendono l’utilità sociale.

Il 30 giugno 2017, i fondi Pac che, fin qui, hanno sovvenzionato il nido, termineranno. Nulla vi è di certo in merito al destino al quale il nido andrà incontro nei mesi che verranno: l’assessore alla scuola e all’istruzione, Annamaria Palmieri, ha assicurato che il nido riaprirà, ma non è in grado di stabilire quando e, ancor più, ha dichiarato di non comprendere il motivo per il quale ci sia tata “agitazione e attenzione mediatica” intorno a questa faccenda.

Mentre è in corso “la caccia ai fondi” per reperire finanze utili ad alleggerire le casse del comune partenopeo, le iscrizioni per il prossimo anno sono state aperte.

Dove verranno dirottati i bambini, se l’amministrazione non sarà in grado di riaprire il nido entro settembre?

Neanche questo quesito, fin qui, si è visto affrancare una risposta esaustiva.

Le madri del rione hanno fortemente voluto che fossi io a supportare la loro causa, nonostante gli oggettivi impedimenti e le limitazioni che scandiscono il mio lavoro nel quartiere, perché sposano appieno i valori e gli ideali che cerco di onorare, affermare e rivendicare attraverso il mio lavoro, perché, per quelle madri, nel Lotto O, l’ospite scomodo non sono io, ma la malavita che cerca di impedirmi di fare il mio lavoro e che mette a repentaglio la vita dei loro figli. Tutti i giorni.

In questo periodo, le forze di polizia del Commissariato di Ponticelli, addette alla tutela della mia persona sono impegnate su altri fronti e quando mi hanno comunicato che avrebbero potuto accompagnarmi nel rione per visitare il nido, solo tra qualche settimana, la reazione delle madri del Lotto O è stata encomiabile: “ti proteggiamo noi!”.

Le madri dei bambini del nido del Lotto O, difendono con le unghie e con i denti il loro desiderio di legalità e propongono un modello socio-culturale probabilmente inedito: “la scorta civile”. 

Ragion per cui, lo scorso venerdì 16 giugno, sono ritornata in quel rione, scortata dalle madri del rione, a un anno di distanza dalle minacce di morte che mi erano state rivolte da “una mamma-camorra” e ad attendermi ho trovato un’amara sorpresa che non porta la firma della camorra, ma della cattiva amministrazione.

Nonostante i dirigenti fossero al corrente della mia imminente visita, mi è stato negato l’accesso al nido. Mi sono vista contestare l’assenza di un fantomatico permesso che nessuno, prima di quel momento, mi aveva prospettato come necessario per filmare le stanze del plesso di proprietà del comune. Il mio intento era quello di documentare lo stato di salute della struttura, per raccontare la qualità della struttura, sotto ogni aspetto, senza riprendere i bambini, neanche oscurandone i volti.

Sono stata messa alla porta e liquidata con un laconico: “sono disposizioni che arrivano dall’alto.”

Una scortesia che manca di rispetto alle madri, non a me. Tante madri, infatti, pur di presenziare all’incontro, hanno chiesto permessi e hanno rinunciato alla giornata di lavoro, perché, per loro, non c’è nulla di più importante del futuro dei loro bambini.

Sarebbe opportuno, a questo punto, appurare che i tanti giornalisti che hanno affollato il nido per documentare le visite del sindaco de Magistris e dei suoi assessori, fossero puntualmente provvisti del medesimo permesso.

Nonostante questo spiacevole incidente, ho voluto intervistare ugualmente le madri, artefici di una lotta per la legalità che non annovera precedenti storici in nel rione.

Tra loro, avvocatesse e mogli di detenuti, madri lavoratrici che non hanno avuto la possibilità di studiare, donne forti e pronte a tutto pur di difendere i diritti dei loro piccoli, molti dei quali, il prossimo anno, passeranno all’asilo nido. Ciò nonostante, le loro madri, si stanno battendo ugualmente affinché non cali il sipario sul futuro del nido, perché nessuno più di quelle madri sa quanto è importante nutrirli di principi sani, fin dai primi vagiti. Nessuno meglio di loro, comprende il valore e l’importanza di quel presidio di legalità ordinario insorto in quella terra di nessuno.

E, per questo, lotteranno con tutte le loro forze pur di non perderlo.


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