(da Samidoun) Marwan Barghouthi, leader palestinese imprigionato e membro del Comitato centrale di Fateh ha rilasciato una nuova dichiarazione pubblica, la sua prima dalla sospensione dello Sciopero per la Libertà e la Dignità. Questa la traduzione in inglese:
In nome di Dio, misericordioso
Al nostro grande popolo, il popolo della lotta e del sacrificio
Al nostro popolo della rivoluzione e dell’Intifada
Ai figli delle nazioni arabe e musulmane
Ai popoli liberi della terra
Amici e amanti della pace e della giustizia ovunque. I prigionieri palestinesi nelle carceri e nelle celle sotterranee del nemico sionista hanno sostenuto uno sciopero della fame senza limiti dal 17 aprile alla sera del 28 maggio. In questo sciopero nazionale i prigionieri hanno portato avanti il più prolungato sciopero collettivo, un momento epico nella storia del movimento dei prigionieri nel corso di 50 anni.
Nonostante l’amministrazione carceraria abbia usato una repressione brutale e il terrore indiscriminato contro lo sciopero, in stile Gestapo, col trasferimentodi tutti coloro che erano in sciopero dalle loro prigioni secondo modalità inedite e centinaia siano stati posti in isolamento, speciali unità repressive ( Matsada, Dror, e Yamaz) conducevano raid ed ispezioni durante tutti i 42 giorni di sciopero.
I carcerieri hanno proceduto al trasferimento dei prigionieri in sciopero in condizioni durissime e brutali nel tentativo di indebolire e fiaccare la loro determinazione, confiscando ogni loro bene personale, inclusa la biancheria. I prigionieri sono stati privati di tutto il materiale ad uso sanitario ed igienico, la loro vita è stata resa durissima e sono state diffuse vergognose falsità e bugie. Ciononostante la determinazione dei prigionieri è stata senza precedenti rispetto ad altre azioni condotte dal movimento dei prigionieri palestinesi e la repressione israeliana non è riuscito a spezzare la loro volontà. Di questo momento storico ed eroico, sono stato testimone, ed è con grande orgoglio, che saluto la grande fermezza di coloro che sono stati in sciopero della fame. E saluto con grande reverenza i martiri, le loro famiglie, e tutti coloro che si sono sollevati, sono stati feriti e incarcerati nel corso di questa battaglia per la libertà e dignità della Palestina.
Vorrei anche rendere omaggio al grande popolo della nostra pura Palestina, dal fiume al mare, e a coloro che sono in esilio e nella diaspora. Li ringrazio per il loro grande sostegno e per gli enormi sforzi che hanno sostenuto per la causa dei prigionieri e delloro sciopero, che ha riportato la causa palestinese alla ribalta del panorama politico internazionale. Allo stesso tempo, saluto i popoli arabi, islamici e amici del mondo per il livello di solidarietà e partecipazione con cui ci hanno sostenuto.
E saluto tutti coloro che hanno partecipato a campagne sui media locali e internazionali, nonché gli avvocati, il sindacato dei medici, il Ministero dell’istruzione, la società dei prigionieri palestinesi e la Commissione per gli affari dei prigionieri ed ex prigionieri, sottolineando che la battaglia per la libertà e la dignità della Palestina è parte integrante della lotta per la libertà, l’indipendenza, il ritorno, il rovesciamento del regime di apartheid in Palestina e la fine dell’occupazione.
Nonostante il governo del terrore che regge il regime di apartheid di Israele abbia attaccato lo sciopero della fame in un fallito e disperato tentativo di nascondere i suoi crimini, questo non ha intimidito e non ha rotto la loro volontà di ferro. Non sono riusciti a dissuaderci dal combattere questa battaglia con determinazione e convinzione, portando così avanti una saga epica ed eroica. I prigionieri sono stati in grado di raggiungere un certo numero dirisultati sul piano umanitario, il primo dei quali è il ripristino della seconda visita mensile dei familiari, che era stata sospesa quasi un anno fa, così come sono riusciti ad affrontare problemi annosi riguardanti le condizioni della vita quotidiana, tra cui le condizioni delle donne detenute, dei bambini prigionieri, dei malati, il problema del “bosta” e dei trasferimenti, il problema della “mensa”, la possibilità di introdurre abbigliamento, nonché la formazione di un comitato di alti funzionari del servizio carcerario per proseguire il dialogo con i rappresentanti dei prigionieri nei prossimi giorni, per continuare a discutere tutte le questioni, nessuna esclusa.
Alla luce di questo e con l’avvento del mese sacro del Ramadan, abbiamo deciso di sospendere lo sciopero e di continuare in queste discussioni con il servizio carcerario, dopo avere però sottolineato che siamo pronti a riprendere lo sciopero se il servizio carcerario non rispetterà gli impegni presi coi prigionieri.
In questa occasione, porgo le mie più vive congratulazioni ai prigionieri eroici per la loro fermezza e per avere conseguito risultati di umanità e di giustizia, con un omaggio speciale ai detenuti del carcere di Nafha, che ha avuto un ruolo da protagonista per il successo di questo sciopero e il raggiungimento di questa grande vittoria. Rendo omaggio anche ai prigionieri che hanno scioperato nelle carceri del Negev, Ofer, nella infermeria della prigione di Ramla, di Ashkelon, Gilboa, Megiddo, Ramon e alle donne e bambini detenuti, infine ai prigionieri del carcere di Hadarim e a tutti coloro che hanno partecipato negli altri centri di detenzione e nelle altre carceri:io tengo le loro mani nelle mie e bacio la loro alta fronte.
Ancora, con la nuova unità e partecipazione che si sono espresse in questo sciopero nazionale, il più lungo e feroce nella storia del movimento dei prigionieri palestinesi, si è determinato un punto di svolta nel rapporto tra i prigionieri e i meccanismi dell’amministrazione penitenziaria. D’ora in poi e dopo oggi, non permetteremo qualsiasi infrazione ai risultati raggiunti e ai nostri diritti. Di più, questa battaglia ci da la forza per ricostruire e unificare il movimento dei prigionieri nelle sue varie componenti, come preludio alla formazione di una leadership nazionale unificata nel prossimi mesi. E in preparazione della battaglia per ottenere il riconoscimento dei prigionieri rinchiusi nei sotterranei dell’occupazione israeliana come prigionieri di guerra e prigionieri della libertà, e per la piena applicazione della terza e della quarta convenzione di Ginevra.
Per il nostro grande popolo, mentre rinnovo il mio omaggio ai martiri della battaglia per la libertà e la dignità, invito il presidente palestinese Abu Mazen, la leadership dell’OLP e le varie fazioni islamiche e nazionali a compiere il loro dovere nazionale di lavorare per liberare e far guadagnare la libertà ai prigionieri. Ancora una volta, metto in guardia contro qualsiasi ripresa dei negoziati prima di richiedere la liberazione completa di tutti i prigionieri e detenuti. Esprimo il mio speciale ringraziamento a tutte le istituzioni e organi che lavorano per i prigionieri, soprattutto alla Commissione per i prigionieri, presieduta dal fratello di lotta Issa Qaraqe, alla Società dei prigionieri palestinesi e al fratello di lotta Qaddoura Fares,alla Alta Commissione per gli affari dei prigionieri, alla Campagna internazionale e popolare per la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi, condotta dall’avvocata e militante, la signora Fadwa Barghouthi.
Gloria ai nostri martiri virtuosi
Libertà ai prigionieri per la libertà
Viva la battaglia palestinese per la libertà e la dignità
Il vostro fratello, Marwan Barghouthi (Abu al-Qassam)
Prigione di Hadarim. Cella n. 28