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Che cosa è successo a Torino?

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I quasi milletrecento feriti che ci sono stati in piazza San Carlo a Torino due giorni fa la sera in cui si disputava la partita di calcio, semifinale della coppa dei campioni, e ventimila giovani e anziani riempivano la grande piazza del centro sono l’effetto del fatto che le forze dell’ordine avevano completamente disatteso le misure dettate dal capo della polizia Gabrielli di fronte al grande evento previsto.

Era assente un centro di coordinamento, mancavano verifiche preliminari all’arrivo nel pomeriggio dei tifosi, controlli agli accessi, valutando l’adozione di impedimenti anche fisici all’accesso dei veicoli nelle aree pedonali. Mancavano steward  indicati dagli organizzatori. Come aveva indicato l o stesso capo della polizia dopo che i recenti attacchi a Parigi, Nizza e Berlino hanno cambiato la percezione della sicurezza. E perché nell’immaginario è entrato ciò che prima non c’era, la figura del terrorista. Ed è attorno a tutto questo che ruota adesso tutta la domanda delle mille pistole: “ma a Torino davvero si è fatto tutto il possibile?”. E tutto ciò che Gabrielli ha suggerito o meglio tentato di imporre. Sabato scorso a Torino in piazza c’erano duecento circa tra poliziotti e carabinieri più cento e forse più vigili ma ciò che è mancato del tutto è stato un piano di emergenza.

Una strategia dei soccorsi in una piazza che, per le sue dimensioni, può contenere circa trentamila persone. E questo era compito degli organizzatori. Anche con gli steward che non c’erano. Come non c’era un punto di raccolta dei feriti, uno per le persone disperse o spaventate, un centro di coordinamento tra le varie forze dell’ordine impegnate. Tutte cose che nella notte della finale non si sono viste. E che si sono concretizzate soltanto tardi grazie all’intervento di un vicecomandante dei vigili del fuoco di Torino che ha organizzato i soccorsi e ha cercato di dare una forma agli aiuti nella piazza impazzita mettendo in una comunicazione istantanea tutte le forze coinvolte. Ma ormai era mezzanotte. Quasi due ore dopo che c’era già stato il disastro.

C’era un punto di soccorso, è vero. Ma era in un angolo della spianata (lato opposto al maxi-schermo) ed è stato quasi travolto dall’ondata di gente in fuga. Se i feriti sono andati in ospedale è per la decisione del capo della polizia municipale che ha deviato in zona otto autobus che hanno portato via oltre 120 feriti. Intuizioni dei singoli. Non strategia pianificata a tavolino. Non c’era una via dedicata all’arrivo dei mezzi di soccorso. Chiusi soltanto gli accessi pedonali su piazza San Carlo: ma un’auto in fiamme là sotto-per caso o perché incendiata-avrebbe provocato.

Se ci sono responsabilità per tutto questo è una questione tecnica e giuridica che è troppo presto da definire. Dopo l’attacco di Parigi i gestori dell’ordine pubblico a Torino avevano già dato una stretta in tema di sicurezza. Ma è rimasta la “safety” ovvero la gestione dell’emergenza. E l’organizzazione che ha organizzato la serata,Turismo Torino, per ora commenta:”Aspettiamo di parlare con gli avvocati.”


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